La fame culturale

Dio, la natura, il fato, ci hanno fornito il senso del gusto affinché potessimo mantenere il nostro corpo e le nostre funzioni cerebrali. Mangiare è certamente un piacere fondamentale ma ricordate, è bene che il cibo sia tutti giorni ‘meritato’, non fosse altro per un senso di giustizia universale per cui ‘dare ci permette di ricevere’ – ed ogni impegno reca una ricompensa. Questo principio porta le nostre vite su un piano superiore, dove è la nostra volontà, dove è lo spirito a governare le nostre azioni – e si promuove una cooperazione comunitaria, oggi si potrebbe dire empatica, con la propria famiglia e contesto clanico (che termine retrogrado!).

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Dello spirito rinascimentale repubblicano

Lungi dal voler essere una pedante lezioncina di storia, questa digressione sulle tre repubbliche fiorentine che si succedettero dal 1494 (anno della cacciata dei Medici che pavidi, conniventi e si vociferò in combutta con i franzesi di Carlo VIII, furono rovesciati da moti spontanei cittadini) intende riportare alla luce quello spirito volontario, popolare e democratico che prese campo dopo decenni di dominazione medicea, acceso dalle veementi predicazioni di Frate Girolamo Savonarola.

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Indiani e palestinesi, un destino comune?

Ebbene, gli indiani sono stati sterminati per far posto agli insediamenti, ai commerci, infine alle speculazioni di questi nuovi dominatori. Una cultura che si è spenta nel fuoco demoniaco della modernità, in specie travolta dai demoni infervorati delle confessioni protestanti che predicavano un bene a prescindere, individualista nel segreto della coscienza, disgiunto dall’elemento comunitario.

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Lotta di genere

La ‘lotta di genere’ è oggi la nuova ‘lotta di classe’. E i suoi promotori hanno una simile estrazione culturale: dall’egualitarismo comunista al livellamento post-capitalista il passo è breve. I generi maschile e femminile – ormai de-generati, depotenziati, indefiniti – si disgregano e smarriscono in indifferenziate ‘unità di consumo’, senza vita reale, emotivamente vuote, ad uso del mercato e dei suoi demiurghi.

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Del primato del pensiero ideale

Il tempo dell’Idea, come quello dell’Amore, è il tempo di ciò che è Vero, Reale e Razionale. Non esiste infatti verità essenziale, ontologica, senza una consistenza sensibile ed emotiva e, viceversa, senza trasposizione ideale nel mondo della scelta e della possibilità. Come diceva Ludwig Wittgenstein a proposito dei limiti della logica: “Tu non puoi negare che sotto la tua scrivania ci sia un rinoceronte”.

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La nostra editoria di prossimità

Se l’ascesa dell’eguaglianza delle condizioni, come già rilevò Alexis de Tocqueville, fu un dato storiografico e una certezza già nell’Ottocento, defunte le grandi ideologie del Novecento e scavalcato il Secondo Millennio nella novella civiltà digitale, lo stato di eguaglianza è oggi pura indifferenziazione globalista. E come ogni ‘indifferenziato’ va destinata al posto che le compete: la discarica generalista.

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La pace ingiusta

Il pacifismo dei contemporanei, vieppiù, ha perso ogni fondamento razionale, sganciandosi totalmente dalla realtà politica, vantando presunti fondamenti etici, nella convinzione che la guerra sia moralmente sbagliata e che questo “sentimento dell’offendere e del prevaricare e financo dell’uccidere” non possa essere mai giustificato, poiché estraneo all’essenza vera degli uomini e, nei fatti, una contronatura materiale e morale.

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Non è mai più tardi di mezzanotte

Ci siamo accorti di come l’esistenza terrena si sia ‘ridotta’, come risucchiata da più bocche: la meccanica totalizzante della professione o del ‘guadagnarsi la pagnotta’, un ‘vissuto’ familiare che è la versione buffa e caricaturale dell’antico focolare domestico (dove ci sono solo esigenze, cose da fare, laddove è dimenticato l’essere per essere, dove l’appartenenza tramonta nel provvisorio e nella contingenza), una burocrazia di stato che, ai tempi della nuova pandemia globale, avvolge nelle sue spire e codifica ogni spazio di azione individuale e collettivo, financo la possibilità stessa di autodeterminarsi.

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Apollo e Dioniso contro il grande nulla

Un inno al superamento continuo dei propri limiti, non v’era mai spazio per la resa né per la prudenza di una navigazione sotto costa. Frecce scagliate sempre più lontano, oltre la nebbia, in cerca di nuove terre. Sedute talvolta massacranti, prima e dopo lunghe giornate di lavoro – per nascita e ventura votate all’esercizio dell’intelletto ed alle relazioni umane, altri miei straordinari talenti.

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Il nostro sentiero nel buio

Ma per chi abbiamo fatto queste barricate, alzando dei muri invalicabili con le famiglie dirimpetto – d’improvviso assurte a infide squadracce, a bande di untori? “Per conto della borghesia, che crea falsi miti di progresso?”, cantava Franco Battiato. Non direi. Poiché la borghesia è stata annientata dal progressismo globalista che va sventolando la nuova bandiera post-marxista del primato dell’economia sulla politica. E con valanghe di denaro mantiene una pletora di nuovi mandarini cinesi alle dipendenze di grandi gruppi finanziari e di élites governative conniventi. Poi parallelamente combatte una guerra di trincea tentando di trasvalutare tutti i simboli e gli usi tradizionali della civiltà occidentale, a partire dal concetto archetipale di identità di genere.

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La Scienza del Bene (e del Sole)

In questa mitopoiesi del ‘Bene’ e del ‘Giusto’, Platone afferma il primato del Bene sulle altre idee, paragonandolo al sole: “Come nella sfera visibile la luce del sole e la vista correttamente si possono ritenere simili al sole, ma non è corretto ritenere che esse siano il sole, così in quest’altra sfera è corretto ritenere che ‘Scienza’ e ‘Verità’ siano entrambe simili al Buono, ma scorretto sarebbe pensare che l’una o l’altra di esse siano il Buono: degna di onori ancor più alti è la condizione di Buono” (Repubblica, 509a).

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La verità non è esente da colpe

DI SIMONE BANDINI (L’Europa) è un “continente ‘borghese’ e individualista che pensa al proprio frigorifero” Albert Camus, conferenza di Atene del 28 aprile 1955.   Nel 1955 Albert Camus fu incredibilmente – ed oggi aggiungo miseramente – profetico. Il nichilismo post-borghese è giunto alle sue conseguenze estreme nel pensiero tecnocratico, razionalista e materialista. Che si stimi il valore […]

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