Con questa frase che racchiude l’essenza del lavoro e dello spirito dell’artista casentinese Sara Lovari, oggi vi invito a conoscerla meglio e a scoprire il suo mondo artistico dove le forme si fondono con i colori e le emozioni si trasformano in opere d’arte. Con Sara la creatività e l’immaginazione hanno il potere di trasformare la realtà, e di trasportarvi in un universo di bellezza e di poesia, dove ogni opera è un’emozione che prende forma.
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Mio padre Giancarlo ha iniziato giovanissimo a dipingere, esprimendo la sua passione e le sue emozioni attraverso i colori e il pennello – su una tela che prendeva gradualmente vita.
read more >A Cortona si è accesa la luce di Luca Signorelli, fino all’8 di ottobre è aperta al Maec la mostra – con 30 opere del grande artista provenienti da tutto il mondo. Una raccolta mai avvenuta negli anni recenti che la città natale del grande pittore ha realizzato compiendo un grande sforzo.
read more >Dei piccoli gatti monocromati sbucano da piccole fessure ricavate nei muri, si arrampicano sulle tettoie, si nascondono negli anfratti del borgo. Alcuni si godono la vita lenta dei paesi chiantigiani, riposando sui cornicioni mentre altri inseguono lucertele e osservano volatili.
read more >Il legame tra mondo dell’arte e del design e La Marzocco è solida da diversi decenni. Quest’anno si è sostanziata una importante collaborazione con la Scuola Internazionale di Comics di Firenze. L’esposizione ospita i lavori realizzati dai partecipanti all’ultima Illustration Marathon, tenutasi lo scorso 25 marzo presso Accademia.
read more >Opere d’arte, sneackers limited edition, oggettistica e mobili di design e stile modernariato, t-shirt e giacche vintage customizzate, disegni appesi alle pareti e un laboratorio a vista in cui i tatuatori realizzano le loro opere sulla pelle dei clienti. Questa è l’atmosfera che si respira entrando a Locus Womb. Un festival di colori, suoni e oggetti che non ha niente da invidiare a una tattoo convention statunitense.
read more >“Girare con Dino è stato divertentissimo e ci ha insegnato ogni giorno qualcosa di più su Città di Castello e sulla ‘Tiferno’ che fu, ci ha fatto vivere momenti bellissimi e provare nostalgia per epoche che noi, per motivi anagrafici, non abbiamo mai vissuto ma che, grazie a lui e ai suoi racconti, ci è sembrato di poter vedere, toccare e sentire”, prosegue.
read more >“Nasco dalla fotografia artistica, concettuale, anche se la codifica professionale mi ha fatto scoprire aspetti del mio lavoro che non avrei immaginato… Amo, ad esempio, i servizi per i matrimoni – che condensano ed esauriscono in un giorno l’intero repertorio di settore: moda, reportage, storytelling, arte e scenografia”. L’ossessione di avere un matrimonio unico, spesso porta ad un esito lontano dalle aspettative: “Meglio essere sé stessi”, dice Francesca.
read more >Il Centro si configura come un ambiente educativo e uno spazio di formazione aperto a persone di diversa età, categorie e culture; un luogo dove sviluppare la propria socialità ed esercitare la propria creatività, partecipando alle attività proposte e da vivere quotidianamente.
read more >La mostra “Raffaello giovane a Città di Castello e il suo sguardo” nella Pinacoteca comunale di Città di Castello si avvicina alla fine. Chiuderà i battenti il 9 gennaio 2021 con un successo di visitatori che solo nei primi 15 giorni di apertura ha sfiorato quota mille.
read more >L’istituto d’istruzione superiore di Sansepolcro G. Giovagnoli è da sempre la palestra della creatività della Valtiberina, sia nell’arte che nelle professioni, grazie ai suoi molteplici indirizzi che permettono ai giovani di sviluppare il particolare talento su una disciplina specifica.
read more >Laura sente profondamente la necessità di contornarsi del bello – e per questo lavora al completamento delle sue ‘stanze delle meraviglie’, di memoria ottocentesca, per appagare completamente questa sua aspirazione, non solo estetica ma a questo punto essenziale e ‘vitale’.
read more >Jutta è nata a Coblenz, nella regione tedesca della Renania, durante la Seconda Guerra Mondiale e ha studiato arte e design a Dusseldorf. Aveva sempre sognato di lasciare la Germania per viaggiare, e trascorse un anno a Roma per studiare e lavorare all’estero. Quando, dopo 6 anni di scuola d’arte, si presentò la possibilità di trascorrere un periodo in Sudafrica lavorando per un’azienda tessile, la giovane Jutta colse al volo l’occasione. Trascorse i successivi otto anni in Africa, dove finì per lavorare come responsabile del design in tre diverse aziende. È durante questo periodo che sviluppò un grande amore per la cultura africana e prendendo coscienza della difficile situazione della popolazione africana sotto l’Apartheid. Sempre in questo periodo, ha sviluppato un interesse per le questioni sociali di diversi popoli indigeni che coltiva ancora oggi.
read more >I resoconti dei lavori riportano la ricostruzione che allora fece Francesca Abbozzo, coordinatrice scientifica del convegno e direttrice del restauro degli affreschi. Per lungo tempo venne adibito a magazzino per il tabacco. A metà degli anni Cinquanta l’affresco era già irriconoscibile e fu solo nel 2008 che si provò a saggiare che cosa si nascondesse sotto lo strato del tempo e i residui di un uso improprio. “Così emerse il Cenacolo e quindi, a seguito di altri saggi, cominciò ad emergere una seconda parete su cui si imponeva la figura di un domenicano. Gli affreschi del XV secolo convivono con uno strato più antico risalente ad almeno due secoli prima, che hanno una natura chiaramente templare”. Costituiscono l’apparato decorativo originario di questa, che poteva essere una chiesa ma anche un tempio, dato che i motivi rimandano alla pietra del tempio di Gerusalemme.
read more >La Valle Museo è più vicina. Che cosa si intende con questa espressione? Si dice che sia stata coniata qualche buon decennio fa dal gallerista tifernate Luigi Amedei e poi sia divenuta un’efficace (e abusata) sintesi di politiche turistiche e culturali interregionali tra Città di Castello e Sansepolcro.
read more >Perché il tempio di Piero della Francesca dovrebbe ospitare Frida Kahlo? Potrebbe sembrare uno di quegli accostamenti temerari – e spessissimo comunque di successo – a cui ci ha abituato il marketing dell’evento espositivo. Tra l’uno e altro, non ci fossero i secoli a separarli, basterebbe anche oggi la distanza spaziale tra Europa ed America Latina ma Piero della Francesca non è nuovo ad incontri impossibili a partire da quello con Burri, che, nella mostra Visitazioni del 2015, coabitò in modo pericolosamente ravvicinato con la Resurrezione. Allora i sette gradi di separazione furono garantiti dall’allestimento in due stanze diverse, oggi Frida Kahlo.
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