di Simone Bandini

 

 “Se il mondo fosse la visione che ne abbiamo – e non quella che il mondo ha di noi – saremo forse più riservati”. (Carmelo Bene)

 

Si dice che per capire un artista ci voglia un altro artista. E allora proviamo ad entrare nel mondo di Francesca Donatelli con gli strumenti del mestiere – poiché mi è subito chiaro che, per parlare di lei e della sua fotografia, sia necessario distillarne gli orientamenti estetici. Oggi siamo nel suo studio di Ponte a Poppi, circondati alle pareti da quegli ‘amati supporti’, le fotografie, testimonianze di una vita che torna ad essere tale. Intima, vera, proprio mentre accade.

 

Nulla di più lontano dell’ostentazione social, del mostrarsi e dell’apparire per apparire: “Seppure questi moderni strumenti permettano sperimentazioni di un certo interesse”, ci dice, il meccanismo che ci porta ad utilizzarli è spesso perverso e straniante, concordiamo. Ed è la costruzione di un altro sé, una proiezione ad uso terzi a basso contenuto di verità. La fotografia è tutt’altro: epifania, rivelazione, manifestazione.

“In fondo”, ci rivela, “la fotografia è la più umanistica delle discipline tecniche”… Ҫa va sans dire, la stessa ambiguità vissuta all’università – quando studiò architettura, facoltà più umanistica di quelle scientifiche!

“Nasco dalla fotografia artistica, concettuale, anche se la codifica professionale mi ha fatto scoprire aspetti del mio lavoro che non avrei immaginato… Amo, ad esempio, i servizi per i matrimoni – che condensano ed esauriscono in un giorno l’intero repertorio di settore: moda, reportage, storytelling, arte e scenografia”. L’ossessione di avere un matrimonio unico, spesso porta ad un esito lontano dalle aspettative: “Meglio essere sé stessi”, dice Francesca.

“Non amo la fotografia alla McCurry”, chiarisce, “mi piace viaggiare ma non ho questa ossessione documentaria. Per me è invece essenziale crearne di mondi. E la fotografia è proprio il mezzo per manifestare in questa iperbole egocentrica la mia essenza artistica”. Francesca ama infatti gli autoritratti, ammettendo candidamente di possedere un ego gigantesco! “Solo io so come rendere la scena perfetta utilizzando proprio me stessa”, il senso più alto e latino dell’essere ‘attori’ – che si muovono nel reale.

Venendo agli aspetti più operativi, oltre agli eventi e alle cerimonie, l’artista casentinese promuove nel suo studio la fotografia di famiglia e le foto ricordo, “in un mondo dove si è subissati di immagini senza conservarne una”. La stampa, in questo, è testimonianza assoluta – ed io che sono un editore vecchia maniera concordo pienamente.

Less is more. Una professionista è in grado di fare una sintesi fotografica delle immagini, togliendo di mezzo il disarmonico e il superfluo. La sua è una visione classicista dell’imago antica: “Una volta fatto lo scatto giusto, preferisco innovare sui supporti piuttosto che investire nel mero apparire dei social networks. Si crea con i miei ‘modelli’ un legame intimo. Essi si sentono come protetti, finalmente considerati”.

La riuscita di una fotografia è davvero questione di carisma e sicurezza – che non devono essere né minimi né eccessivi. Naturali ma convinti: “Il rapporto che si crea col soggetto, l’intersezione dei nostri ego, aiuta certamente la fotogenia!”. “Allo scopo di preservare la spontaneità delle pose non faccio uso sistematico del fotoritocco, detesto i filtri che snaturano”, precisa. La post-produzione si definisce invece nel suo lavoro di racconto, fedele alla verità delle immagini.

Francesca si racconta come una fotografa di paese, che punteggia i momenti fondamentali della vita della valle. Testimone dell’essere, dell’esserci, giammai del mero apparire, in una logica impermanente estranea al moderno, virtuale, usa e getta.

Tra i suoi padri (e madri) fotografici Paolo Verzone, Gilbert Garcin, Francesca Woodman e Sara Lando: “Mi affascina la parte performativa, metamorfica, della fotografia – anche nella sua deriva del tipo collage”.

 

Info: Francesca Donatelli Fotografia, Via Roma 68, Poppi (Ar) / Tel. 340 5321042 / www.francescadonatelli.it / info@francescadonatelli.it