Di Simone Bandini

 

Lungi dal voler essere una pedante lezioncina di storia, questa digressione sulle tre repubbliche fiorentine che si succedettero dal 1494 (anno della cacciata dei Medici che pavidi, conniventi e si vociferò in combutta con i franzesi di Carlo VIII, furono rovesciati da moti spontanei cittadini) intende riportare alla luce quello spirito volontario, popolare e democratico che prese campo dopo decenni di dominazione medicea, acceso dalle veementi predicazioni di Frate Girolamo Savonarola.

 

 

Piero De’ Medici aveva accettato senza colpo ferire le vergognose condizioni imposte dal re Carlo VIII di Francia, disceso in cerca di gloria col suo esercito in Italia, cedendo i territori di Pisa, Sarzana e Livorno, volendo provare ad acquetarlo e scongiurare l’assedio di Firenze.

Fu dunque Girolamo Savonarola, frate dominicano, a prendere per quattro anni le redini della città e, come spesso accade dopo un tempo votato ai commerci e all’edonismo – additò la decadenza morale della città con intenti censori, ispirato ad una concezione ascetica e spiritualista in grado di contrastare il crescente materialismo delle abitudini. La magnificazione umanista e neoplatonica dell’uomo e della bellezza fu vista come profondamente demoniaca – e culminò con il celebre falò delle vanità dove arsero opere d’arte nelle strade di Firenze. Alcuni artisti, letteralmente fuggirono dalla città, sull’esempio di Michelangelo – altri mutarono lo stile ed i temi pittorici come fece Botticelli.

Insomma la repubblica dei ‘Piagnoni’ – così erano chiamati i seguaci del frate – si fece prendere la mano da una foga neotestamentaria, riformatrice dei costumi nel senso di una rinnovata semplicità e umiltà cristiana. Finiscono i fasti e gli slanci del primo Umanesimo.

Ma una rediviva fazione filo-medicea, assieme ai seguaci di Papa Alessandro VI – che tanto egli aveva criticato nelle sue invettive – misero alla gogna il Savonarola, prima scomunicato e poi impiccato e bruciato in Piazza della Signoria. Un altro rivolgimento politico con una mediazione eminentemente diplomatica: divenne gonfaloniere Piero Soderini, sostenitore non troppo acceso della famiglia dei Medici – altresì abile nell’accoglienza delle questioni ‘calde’ e popolari della città. Governerà Firenze fino al 1512, anno in cui il il cardinale Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo Il Magnifico, rientrò trionfale in città scortato da papa Giulio II e della Lega Santa: l’esercito spagnolo capitanato da Raimondo de Cardona irruppe nella piana del Mugello e devastò Prato e Campi Bisenzio, saccheggiandole. La repubblica alzò di nuovo bandiera bianca, favorendo il ritorno della casata medicea.

Il governo del Soderini, pur nella sua ‘mediocrità’ politica, infuse nuova vita e splendore alle arti con una moltitudine di nuove commissioni – tra le quali spiccano le opere di Michelangelo e Leonardo – e gli incarichi affidati a personalità di spicco quali il nostro grande Niccolò Machiavelli, tacciato dai suoi oppositori d’esser un ‘opportunista’ ribaldo, per la sua pragmatica complicità col gonfaloniere.

Nel 1527, a seguito della crisi sorta nei rapporti tra Papa Clemente VII (Giulio de’ Medici) e l’imperatore Carlo V – che si era conclusa con il Sacco di Roma, si insediò il terzo governo repubblicano. Il popolo fiorentino riuscì a cacciare nuovamente i Medici costituendo un nuovo regime libero – che si ispirò tuttavia, e nuovamente, alle teorie ‘piagnone’ del primo Savonarola. Che non durò molto.

Nel 1530, le truppe imperiali spagnole e tedesche irruppero in città – grazie alla rinnovata armonia tra re Carlo V e Papa Clemente VII. Di quell’assedio si ricordano gli atti di eroismo dei fiorentini, i più celebri quelli di Francesco Ferrucci e Michelangelo Buonarroti. Un accerchiamento sanguinario durato due anni e terminato con la battaglia di Gavinana, dove trovarono la morte il Principe d’Orange e lo stesso Francesco Ferrucci, ucciso a tradimento dal mercenario Fabrizio Maramaldo.

Una repubblica ascetica, poi finemente diplomatica, infine tragica ed eroica – che tanto si adoperò per contrastare il potere mediceo – che andava saldandosi con i nascenti, seppur ancora embrionali, stati nazionali moderni.

 

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