A Cura della Redazione

 

Era uso per la vigilia di San Giovanni fare festa ed accendere dei falò di fascine o scope in città, nelle piazze e nel contado e sulle colline attorno la città per festeggiare il solstizio d’estate. Erano i ‘fochi di allegrezza’ che richiamando le origini pagane attribuivano alla luce sacralità. Di quell’antico retaggio pagano, Firenze ha conservato la tradizione dei fochi, organizzati ai nostri giorni dalla Società di San Giovanni Battista con il contributo della Fondazione CR Firenze e la collaborazione del Comune di Firenze.

 

 

Fin dal 1200 le feste patronali acquistano solennità divenendo manifestazione della potenza e ricchezza prima del Comune e poi della Signoria.

Luoghi deputati per i fochi, con i falò erano piazza Duomo, tra il Battistero e la Cattedrale, sopra le Porte della cinta muraria ed in piazza Signoria, per dare spettacolarità si aggiungevano padelle con sego per l’illuminazione su Palazzo Vecchio, il Bargello, il Duomo ed il Battistero.

Dal XIII secolo con la scoperta della polvere da sparo, un composto di salnitro con carbone e zolfo, i falò saranno sostituiti, nella tradizione, dai “Fochi” artificiali.

La luce prodotta era per lo più monocromatica di colore bianco, con pochi riflessi, si avranno invece grandi progressi solo dagli inizi del 1800 per effetti estetici, aggiunta di colori (con il rosso, l’azzurro ed il verde), splendore e rapidità di combustione.

All’inizio a Firenze si trattò di ‘razzi’ che partivano da Porta alla Croce o al Canto alle Rondini.

Fu dal tardo Medioevo che saranno utilizzati pannelli con configurazioni di immagini e girandole dei fochi con grande spettacolarità e più tardi ancora con pannelli e girandole sulla Torre di Palazzo Vecchio.

Sarà il ritorno dei Medici ed in particolare con Cosimo I (primo Granduca) che verrà data grande solennità alla festa del Patrono con l’uso di alcuni apparati da spettacolo, in varie forme, sostenute in aria con molto artificio e piene di fuochi lavorati, comunemente dette girandole, di forma diversa, vere e proprie opere di ingegneria.

A prova, diremmo oggi, del valore della regia, si distinsero in questo artisti famosi come il Tribolo (Niccolò Pericoli 1500-1550) scultore ed architetto.

Anche Bernardo Buontalenti (1523-1608) si cimentò in questa impresa facendo vedere in Firenze i più meravigliosi fuochi lavorati che mai si fossero veduti tanto da essere soprannominato “Bernardo delle girandole”.

Molte sono state le rappresentazioni di pittori sui fochi. Una particolare testimonianza la si trova in Palazzo Vecchio nell’affresco di Giovanni Stradano (1523-1605) che riproduce piazza della Signoria, pavimentata in cotto, con i fochi ‘sparati’ da sopra la Loggia de’ Lanzi e sono raffigurati, nella piazza, anche i falò che venivano accesi la vigilia di San Giovanni.

Altra raffigurazione dei fochi è quella ottocentesca, dal ponte alla Carraia, di Giovanni Signorini, testimonianza pittorica che ci ricorda la migrazione, nel 1827, dello spettacolo, da piazza della Signoria, al ponte alla Carraia causa, in quell’anno, di un incendio provocato su Palazzo Vecchio offrendo così un luogo più idoneo ad accogliere l’immensa folla che arrivava, anche dalle campagne, per godersi il popolare spettacolo.

Nel 1923 per ragioni di sicurezza e di più largo orizzonte e visibilità furono trasferiti al piazzale Michelangelo dove ancora oggi si svolgono per il godimento della cittadinanza e dei tanti turisti presenti in città in quel periodo.

La durata dei Fochi e di circa 35 minuti ed in gran parte sono fuochi aerei, che esplodono in aria, ricadendo nelle forme diverse come stelle, serpentelli, fontanelle ed altri elementi che disegnano coreografie colorate.

Il lavoro di preparazione è impegnativo sia per quanto riguarda l’allocazione dei fuochi sullo spazio destinato all’uso al piazzale Michelangelo con tutti gli accorgimenti di sicurezza e richiede l’impiego di idoneo personale.

Non c’è una tradizione particolare legata ai colori se non che un percorso che tende col passare dei minuti ad essere intensificato nella rapidità di emissioni e di dimensioni stesse della tipologia di fuoco aereo.

A queste si aggiungono gli allestimenti sul lungarno della Zecca per la collocazione di sedie per assistere allo spettacolo e l’adozione dei relativi piani di prevenzione e sicurezza dettati dalle norme vigenti in materia.

Molti sono i punti di osservazione così come molto elevato nel complesso il numero delle persone che seguono l’evento anche dai terrazzi di casa essendo questa una tradizionale occasione di ritrovo tra amici o parenti.

Comunque, resta uno spettacolo che attrae e colpisce la memoria collettiva lasciando al termine commenti più o meno favorevoli… Ma certamente ci sarà sempre chi dirà: “E glierano meglio quelli dell’anno scorso”!

 

 

Cosa ci aspetta per lo spettacolo del 2024?

Come tradizione vuole i Fochi continueranno ad essere ‘sparati’ dal Piazzale Michelangelo seguendo il canonico orario di inizio delle 22.00. E’ infatti a quest’ora che viene sparato il botto che annuncia l’inizio dello spettacolo e allerta i tecnici per lo spengimento della pubblica illuminazione sul lungarno della Zecca e in Oltrarno, dalla Torre di San Niccolò a salire lungo le Rampe fino al piazzale compreso, per un migliore godimento dello spettacolo.

È consuetudine, prima dello spettacolo pirotecnico, tenere dalle 21.00 e fino allora di inizio dei Fochi, un intrattenimento musicale sul lungarno della Zecca. Quest’anno il concerto sarà tenuto dalla banda della Polizia di Stato che offre questo omaggio alla Città.