Di Simone Bandini

 

L’uomo viaggia verso ciò che non è noto, che deve ancora accadere, dimenandosi tra azione e destino.

Esistono due tipi di giustizia per l’uomo stesso: un tipo legato alla natura – che segue le leggi della necessità – l’altro legato allo spirito e che si accorda con le leggi della libertà, con i suoi principi incorruttibili.

 

 

La pienezza, la realizzazione, la felicità, non sono altro che l’accordo di questi due tipi di giustizia: accordo che avviene all’interno dell’uomo (nell’animo e nel pensiero) e all’esterno (nel mondo materiale e delle azioni).

L’uomo che possiede integrità e visione fonde in maniera spontanea la sua duale condizione di uomo-natura e uomo-spirito. Quest’uomo esercita la sua volontà nel mondo attraverso il ‘principio di libertà’; egli si fa strada, spazio e procede oltre la sua condizione di uomo-natura, agendo di concorso con il ‘principio di possibilità’ – che possiamo definire “la libertà dello spirito applicata alla materia e alle sue leggi”.

Ed è proprio la forza e la manifestazione del corpo stesso, a trasferire all’uomo-natura le possibilità e il necessario vigore per procedere oltre la sua condizione materiale, temprandosi nelle metamorfosi e nelle trasfigurazioni e vieppiù esaltazioni e sofferenze che lo portano al compimento e alla trasformazione nell’uomo-spirito.

La felicità, condizione più divina che terrena, appartiene a queste creature assolute, non essendo altro che l’accordo più completo e perfetto tra uomo-natura e uomo-spirito proiettata dentro e fuori, nel mondo interiore ed esteriore, nella comunione perfetta con l’altro da sé – che avviene attraverso il principio costitutivo e ultimo dell’universo: l’amore.

Vivono inoltre in noi, due principi del ‘bello’ – di ciò che è bello oltre ad essere ‘giusto’. Anche in questo caso, l’uno è legato all’uomo-natura che culmina nella partecipazione alla causalità e ai meccanismi naturali e che provoca ‘piacere’ nella soddisfazione degli appetiti; l’altro legato all’uomo-spirito che riguarda la fedeltà e l’appartenenza dell’uomo alla sua radice esistenziale individuale e collettiva (inclinazioni come la sensibilità, il coraggio, l’onestà, la forza, la lealtà o per esteso caratteristiche come la cultura, la lingua o la razza) che producono un piacere di tipo puramente assertivo, relativo alla pura manifestazione/affermazione della propria condizione vitale, qualità individuale, esprimendo il proprio orientamento e la propria posizione nel mondo.

Bellezza e giustizia, dunque, sono il destino dell’uomo e si legano nell’accordo necessario tra uomo-natura e uomo-spirito: l’uomo-spirito vigila affinché l’uomo-natura non scada nel degrado dei meri appetiti naturali e nel meccanismo della sola necessità; l’uomo-natura vigila di contro affinché l’uomo-spirito non de-naturi nella libertà assoluta a decretarne la decadenza e la sopravvivenza stessa, nell’impossibilità di agire in modo reale ed efficace nel mondo materiale, esercitando allo stesso tempo ciò che è giusto e ciò che è ‘bello’.

Le illusioni, maggiore causa di infelicità, sono la testimonianza di questa crisi, del disaccordo tra l’uno e l’altro mondo – tra necessità e libertà, uomo-natura e uomo-spirito.

 

Ascolto consigliato: “Winter sound”, Of Monsters and Men