DI SIMONE BANDINI

 

“Se si vuole qual cosa è giusto prendersela”
Bret Easton Ellis

Seguendo una moda culturale esotica, piuttosto in voga nel mondo radical chic anglosassone ed amplificata dalle riduzioni semplicistiche dei social networks, la capacità di star bene (e soli) con se stessi sarebbe l’archetipo e la panacea di ogni successo mondano e la chiave di volta per essere felici nel mondo e nella cerchia di persone che frequentiamo.
Siamo dunque circondati di persone che cercano se stesse in modo manicheo. Non tanto per conoscere se stesse, quale parte di un cammino di verità ed impegno, ma poiché destinate ad un successo dovuto cui non vogliono assolutamente rinunciare. Per nessuna ragione al mondo. Questo hanno promesso loro.
Da questo si origina una curiosa, frenetica, scomposta e francamente un po’ ridicola, ricerca spasmodica del sé perduto. Un io profondo trascurato da anni di futilità ed oggi improvvisamente amato e desiderato alla follia. Per ragioni strumentali tuttavia. Per giungere ad una volgarissima felicità terrena.
Ed allora giù corsi di yoga e meditazione, settimane in monasteri diruti, letture impegnate di asceti tibetani, depurazioni epatiche al cardo mariano e sedute psicoanalitiche.
Tutto questo per liberarsi dai condizionamenti che la società e la sorte hanno subdolamente imposto al nostro essere che si è smarrito tra un amore simbiotico, un audace post di facebook ed una partita di Champions League.
Ma c’è un rischio. Il viaggio può rivelarsi di sola andata. Che in questo cammino di indipendenza si trovi la solitudine, il vuoto. Una tenebra dalla quale è complicato riemergere se non a pezzi, estraniati e spenti.
La solitudine e l’egoismo sono un male, un male assoluto ed hanno trovato nel relativismo la propria eminente dottrina filosofica che, per filiazione, si è allungata nell’individualismo e nel nichilismo più bieco.
Eppure l’uomo – ed i suoi avanzamenti evolutivi, culturali e scientifici lo dimostrano – è fatto per condividere i suoi pensieri e le sue intuizioni, per affrontare la tempesta e gli elementi in iperbole (le sfide evolutive), facendo fronte comune. L’esistenza e la funzione dell’uno sono ontologicamente legate all’esistenza ed al destino della comunità, storica o contingente che sia.
Non c’è vero successo o felicità di questo mondo che non sia anche collettiva. Ricordatevelo mentre, sorseggiando un tè al cardamomo, cercate di liberarvi dalla pestilenza del vostro prossimo.

Ascolto consigliato: “Imitation of life”, R.E.M.