DI SIMONE BANDINI

Continua il nostro viaggio alla scoperta del territorio di Radda in Chianti – iniziato con il Sindaco Pierpaolo Mugnaini e l’Architetto Daniele Barbucci – ed in particolare della sua tradizione vitivinicola. Prendiamo spunto dai recenti riconoscimenti cascati a pioggia tra i produttori: ben sette aziende premiate con tre bicchieri dalla guida del Gambero Rosso – un’altissima concentrazione in un piccolo e particolarissimo territorio. Ne parliamo con il Presidente dei Vignaioli di Radda Roberto Bianchi – che ci aspetta nel suo podere in una tiepida e dorata mattina di inizio novembre…

…E che ci regala un primo affresco della sua terra: “Radda è il cuore geografico e storico, sede della Lega del Chianti nel ‘300, fulcro di cultura chiantigiana primaria nella sua identità particolare: un territorio aspro, boschivo e dal clima simil continentale ‒ con terreni marnoso calcarei piuttosto drenanti e poveri di natura organica”. Un luogo estremo, difficile, dove nei secoli le produzioni agricole, e di vino in particolare, sono state ardue.

Dopo la crisi della mezzadria presentava un aspetto largamente spopolato e povero. Alla fine degli anni ’60 gran parte dei poderi era stata abbandonata. E poi cosa accadde? “Ci fu una il ‘rinascimento’ del Chianti Classico che sdoganava il fiasco toscano un po’ rustico ed acidulo – ma Radda restò ai margini anche di questa crescita economica”, spiega. “Il Sangiovese è difficile da maturare, richiede tantissimo sole ed una lunga esposizione”, aggiunge.

Poi dagli anni ’70, lungo un ventennio che ci ha portato agli splendidi anni ’90, amministrazioni lungimiranti ed attente hanno promosso un modello di sviluppo sostenibile, un equilibrio armonico e delicato del territorio – un gruppo di persone appassionate ed in qualche modo visionarie con capofila Giorgio Bianchi, sindaco per tre legislature”. Seguivano di pari passo gli investimenti di imprenditori illuminati a trainare lo sviluppo qualitativo del territorio.

Al voltare del millennio il cambiamento climatico era giunto prepotente con estati più lunghe ed intense, improvvise ondate di calore e lunghi periodi siccitosi. Radda in Chianti diveniva a poco a poco l’isola felice del Chianti con le sue estati fresche ed asciutte – un optimum ambientale in grado di sublimare la grande mineralità dei terreni in eleganza: “Il concorso virtuoso di attività pubbliche e private negli ultimi vent’anni ha permesso a Radda di portare a compimento il proprio ‘riscatto’ da un passato difficile, diventando oggi una sottozona delle eccellenze del Chianti Classico”, precisa.

Dunque, sono sette i vignaioli di Radda che sono stati premiati: Castello di Volpaia, Castello di Albola, Castello di Radda, Monteraponi, Montevertine, Istine, Val delle Corti. “Un risultato straordinario per i nostri produttori che ci spinge con forza a proseguire la nostra opera”. Nata nel 2018, l’Associazione Vignaioli di Radda si prefigge in particolare di “definire l’identità territoriale in modo biunivoco – sia verso l’interno costituendo un gruppo di lavoro consapevole, informato e cooperante – che verso l’esterno nella individuazione complessiva di una sottozona del Chianti Classico, in modo complementare e costruttivo, lavorando a braccetto con il Consorzio”, ci informa.

La coltivazione della vite a Radda è a conduzione biologica per il 70%, ci dice Roberto mentre ricorda estasiato la memorabile ed annata 2016. E il 2020? “Un anno strano con una forte ondata di calore al centro dell’estate seguita da nubifragi e di nuovo gran caldo. E a fine settembre nuovi fenomeni estremi con colpi di vento. Le rese sono basse, intorno al 60%, ma con frutti bellissimi ed un grado alcolico inferiore alla media. La bevibilità è pur tuttavia uno dei nostri punti di forza!”, conclude.

 

Info: Ufficio Informazioni Pro Loco Radda, Piazza Castello, Tel. 0577 738494 (Silvia Brogi) / proradda@chiantinet.it / www.comune.radda-in-chianti.si.it