DI SIMONE BANDINI

Perché un luogo reale, fisico, possa mantenere la sua attualità simbolica accanto alla sua forgia architettonica, occorre che la sua dimensione sia aperta – con scambi puntuali tra realtà materiale e trascendentale. Mi accorgo d’intuito e d’improvviso che qui, alla Rocca di Staggia, sono in uno di questi posti. Donatella è il tramite fra questi due mondi ‒ e così gliene posso chiedere conto.

VL: Buongiorno Donatella, quando ci siamo visti la prima volta hai tracciato un circolo per terra con un bastone. Cosa voleva significare?
DB: Tracciare cerchi concentrici col rastrello, ha una premessa funzionale, e contemporaneamente evoca la visione concettuale della Rocca: architettura, all’avanguardia tra Medioevo e Rinascimento, supera il tema della sicurezza, per dare vita ad uno spazio ideale, costruito a misura d’uomo, a immagine dell’Universo.
Ecco che i cortili a ghiaino, ricordano cure come i giardini Zen, e rastrellare, diventa un gesto ad arte che unisce terra e cielo, tracciando la forma dell’Universo su cui camminare.
VL: La Rocca si trova lungo la direttrice dell’antica Via Francigena: un cammino spirituale, di purificazione se vogliamo…
DB: La Rocca di Staggia è un incrocio delle antiche vie dei pellegrini, tra Oriente e Occidente, intreccio di storie e di vite, da sempre accoglie sguardi e saperi che ne rinnovano visione e identità. Castello, contenitore e contenuto, non è solo un bene immobile da conservare immutato nel tempo, ma architettura dinamica da attraversare con sguardo inedito, rinnovandone l’identità.
VL: Puoi parlarci del progetto “Green Castle”?
DB: Partire dalla Storia-Memoria per costruire itinerari contemporanei: è il progetto che ho elaborato per questo spazio, storico/contemporaneo che, aperto al pubblico dal 2010, ospita esperienze e ricerche innovative sul piano artistico, ambientale, tecnologico, eccellenze locali e internazionali, articolando il suo intervento in esposizioni, eventi, visite interattive, laboratori, installazioni, degustazioni multisensoriali, escursioni sul territorio.
VL: La Rocca è un vero e proprio Centro per l’Arte Contemporanea. Come si articola la visita alla Rocca, alle sue sale ed allestimenti?
DB: Dentro e fuori le mura, la Rocca si fa museo diffuso, spazio itinerante. Ne “La città invisibile” di Italo Calvino, è Marco Polo, lo straniero che arriva da lontano, e parla una lingua sconosciuta a svelare a Kublai Khan, un impero che possiede, ma non conosce. Nello spazio della Rocca sono gli artisti che, invitati a leggere e riscrivere il luogo rivelano ogni volta con la loro poetica, l’anima segreta del castello. Coinvolti in azioni-comprensioni dello spazio, ciascuno dà vita a corrispondenze uniche, tra la propria opera e la memoria del luogo. Installazioni interagiscono con gli ambienti della Rocca accompagnandoci in un attraversamento emozionale di spazi ed opere che risveglia meraviglia.
VL: E la imponente, ammaliante ragnatela sul suo fianco occidentale?
DB: Non di sole pietre è fatto il castello, ma delle relazioni, che tessono i visitatori-viandanti. La Rocca si fa tessitura, “Ragnatela di luce”, contemporaneamente architettura leggera e rete viaria: memoria di antichi percorsi, strade bianche che si snodano a illuminare il cammino.

L’installazione progetto di Donatella Bagnoli, nasce nel 2014, e continua ancora oggi a coinvolgere i visitatori: riceviamo un gomitolo bianco – a ricordare che non siamo solo architettura ma anche via e viandanti – e come ragni stiamo tessendo il nostro cammino. È la nostra vita appesa a un filo, che si svolge, ci guida, ci lega. Come il nostro primo legame, il cordone ombelicale.
Per maggiori informazioni sulle visite e le attività della Rocca di Staggia contattare Donatella Bagnoli
al 336 4792092 / info@laroccadistaggia.it / www.laroccadistaggia.it