di Jori Diego Cherubini
Viaggiare sottoterra a bordo di un trenino, osservare le fasi di lavorazione del mercurio, vedere come e dove si svolgeva il (duro) lavoro dei minatori, dare un’occhiata ai maestosi residui di archeologia industriale: foto curiosità e aneddoti che si trovano solo al Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore, inserito tra i Musei di rilevanza regionale.
La visita al Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore si struttura su tre parti, ognuna avvincente. La prima è rappresentata dal Museo «I luoghi del mercurio», dove, simile a una sceneggiatura, tutto ruota attorno all’elemento metallico, immergendo lo spettatore nella narrazione della vita mineraria: il mito, il territorio, il lavoro, gli uomini e la materia costituiscono i capitoli del racconto; le tecnologie multimediali accompagnano il visitatore in un percorso ricco di fascino: «esistono numerosi parchi minerari – ci spiega Massimo Sabatini, presidente del Consorzio Terre di Toscana – ma pochissimi che trattano il mercurio come elemento principale che fa la differenza nel racconto, entusiasmante; collaboriamo strettamente con due importanti realtà europee: Idrija in Slovenia, con cui siamo gemellati, e Almadén in Spagna, che, assieme ad Abbadia, formano i tre poli principali a livello europeo. Nel percorso si incontrano filmati, video e testimonianze orali di chi ha vissuto in miniera».
Il secondo step riguarda il percorso in galleria, forse la parte più emozionante della visita: «si tratta di un tragitto tra le viscere della terra – racconta Sabatini – che dura mezz’ora: si percorrere nel trenino d’epoca dei minatori (con locomotore e vagoncini risalenti agli anni ’50), man mano che si avanza viene ricostruito l’ambiente minerario, dagli albori fino agli anni Settanta. È un viaggio al buio in un ambiente sconosciuto, misterioso, affascinante per gli adulti e entusiasmante per i bambini, tanto che il target principale sono proprio le famiglie.
Nella «Torre dell’orologio», sede dei vecchi forni, inizia la terza parte della visita: «è il museo documentale, dove la guida affronta nei dettagli le fasi di lavorazione, dall’estrazione alla trasformazione, fino ad arrivare alla distillazione del prezioso metallo liquido».
Lo stabilimento in attività dava lavoro a 1500 persone, coinvolgendo numerose figure professionali, «alla fine del percorso – riprende il presidente – che in tutto dura un’ora e quaranta, si ha la contezza di cosa fosse la vita in miniera». Una sezione del museo è dedicata al paese di Abbadia, che, dai primi del ‘900, ha vissuto uno sviluppo industriale senza precedenti: «sono passati da qui i migliori tecnici mondiali e le tecnologie industriali d’avanguardia, il paese è letteralmente esploso anche dal punto di vista demografico, con ospedale, campo sportivo, teatri e servizi di ogni genere, trasformandosi da piccolo borgo di montagna a cittadina vera e propria».
Il parco Museo Minerario si sviluppa verso l’esterno: «alcuni percorsi arrivano al “Garibaldi”, un pozzo degli anni ’30 che scende a 450 metri di profondità, con l’argano e i macchinari ancora intatti». Il museo, di proprietà comunale, è riconosciuto «di rilevanza regionale», significa che appartiene alla schiera di musei con alto valore scientifico. Un ruolo cruciale viene svolto dal Consorzio Terre di Toscana, che si occupa alacremente di gestione museale e turistica, i cui soci sono in massima parte addetti al settore ricettivo. Oltretutto, fa parte del «Parco Nazionale delle Miniere di Mercurio del Monte Amiata», che comprende anche i siti minerali Siele, Cornacchino, Morone e il museo di Santa Fiora».
Il Parco Museo Minerario è in continua evoluzione e si arricchisce sempre di nuova zone: «nei prossimi anni prevediamo ulteriori percorsi esterni, e per facilitare la visita esterna il Consorzio sta pensando all’introduzione di un trenino elettrico gommato». Le possibilità sono pressoché infinite: «in collaborazione con l’amministrazione stiamo pensando di creare altri spazi, come una foresteria o un centro studi di alta formazione. Vorremmo trasformare la zona nel punto di partenza per il turismo sportivo sull’Amiata: bike, ciaspole, trekking…; nel 2021 abbiamo ospitato i Campionati nazionali di tiro con l’arco».
Il sito è molto frequentato dagli studiosi che si occupano di archeologia industriale, e, va da sé, dai turisti (prima della pandemia la media era di 15mila entrate all’anno): «arrivano da tutta Italia, da Aosta a Catania, ma anche tantissimi stranieri soprattutto dalla Germania (la miniera è stata costruita da loro, ndr), Inghilterra e Francia, e da chi visita la Val d’Orcia e dedica mezza giornata al museo». A supporto delle visite scolastiche, e non, il museo programma laboratori di piccola chimica e geologi; un valore aggiunto – conclude Sabatini – è dato dal valore delle guide che conoscono approfonditamente l’argomento, giacché sono figli o nipoti di minatori». Alla fine del percorso si trova uno spazio espositivo con libri che parlano di territorio e minerali, oltre a prodotti enogastronomici come liquori, marmellate, tisane, formaggi. Per la visita è consigliata la prenotazione.
Info: Parco Museo Minerario. Via Suor Germana, 5, Abbadia San Salvatore (Si). Tel 0577 778324 – info@terreditoscana.net – www.museominerario.it