Di Nicola Ciuffoletti

 

Per il secondo anno di fila (non è che quelli ancora precedenti fossero andati meglio), l’economia turistica del Monte Amiata, ed in special modo della parte alta della montagna, ha nuovamente subito un forte colpo, in parte dovuto alla scarsità di precipitazioni ma anche per la totale mancanza o inadeguatezza delle risorse idriche disponibili per l’attivazione dell’impianto di innevamento programmato.

 

 

Il comparto turistico e ricettivo esce dunque dall’inverno indebolito e allo stesso tempo ottimista per la primavera che in corso e l’imminente estate. Per chi vive di turismo e cerca di inventarsi e reinventarsi sono molte le osservazioni da fare. Insomma la chiusura forzata degli impianti di risalita è un tema da sviluppare, una condizione dalla quale l’Amiata deve imparare per uscirne viva. Il primo grande problema è stata la mancanza di acqua, prima ancora che della neve naturale. “Per tutta la stagione – spiega Luciano Porcelloni, responsabile toscano di Federfuni e vicepresidente della Isa srl – abbiamo monitorato e documentato con grafici, foto e immagini (grazie alle web cam e alle due stazioni metereologiche installate in Vetta e al Prato delle Macinaie), la situazione della neve sui tracciati, delle temperature e delle “finestre” di freddo che avrebbero permesso l’apertura (anche se parziale) di alcune piste e campi scuola della montagna, almeno per 40/50 giorni”. I documenti, i grafici e le foto dei tracciati evidenziano come da quota 1.730 fino a quota 1.550 la neve (poca o tanta) non sia mai mancata. “Per cui – prosegue Porcelloni – non abbiamo potuto sciare ed aprire gli impianti perché la neve mancava da quota 1.450 a quota 1.550. Vuol dire che, se avessimo avuto disponibili solo poche migliaia di metri cubi d’acqua, nel versante grossetano, avremmo potuto aprire almeno per circa 40/50 giorni, una pista lunga e tre campi scuola (Direttissima, Asso di Fiori, Jolly e Tappeto delle Macinaie) garantendo lavoro alle attività di bar, ristorazione, noleggi, attività ricettive e ai maestri di sci. Un’occupazione diretta di circa 200 persone tra versante senese e versante grossetano (i dati sono forniti da uno studio realizzato da un Comune delle Terre Alte dell’Amiata)”. Purtroppo, la carenza, oserei dire, la mancanza totale dell’acqua (per il secondo anno consecutivo) non ha permesso di attivare l’impianto di innevamento. “Quello che è preoccupante che, ad oggi, nessuna proposta operativa sui vari sistemi di approvvigionamento idrico (Lago Verde, Invaso Pratolungo, Foro artesiano) – spiega Porcelloni – ha ottenuto una cantierabilità esecutiva e, di conseguenza, anche il prossimo inverno dovremo supplire (salvo ulteriori rotture del telo che ormai ha quasi 30 anni) con l’acqua presente nell’invaso di Pratolungo che può soddisfare solo parzialmente, molto parzialmente, situazioni come quelle verificatesi nelle due ultime stagioni”.

 

 

La domanda allora nasce spontanea: Cosa significa la mancata stagione come perdita economica per il territorio? “Partiamo dal presupposto che la neve rappresenta una grande risorsa economica e che permette (anche se soltanto per pochi mesi all’anno) di poter realizzare delle presenze e degli afflussi di persone, nella nostra montagna, – spiega – che permettono ai vari operatori, al personale, ai maestri, di poter avere una fonte di reddito che “ aiuta a mantenere” la presenza delle persone a lavoro sul territorio. Il danno economico non è solo un mancato incasso o una perdita finanziaria (che in queste due stagioni rappresenta vari milioni di euro) ma anche la “perdita” di tutta quella forza lavoro che non potendo più mantenersi con il lavoro della stagione invernale cerca in altre occupazioni, o con l’esodo da questi borghi, condizioni di vita più dignitose. Maestri che vanno a lavori in altre stazioni, personale che si trasferisce in altri luoghi o che, nella migliore delle ipotesi, cambia occupazione. Questo stato di cose pregiudica anche le altre stagionalità e soprattutto contribuisce all’impoverimento di tutte le attività legate al turismo. Con la sola estate non si può pensare di “reggere” aperte tutte le attività legate alla montagna”.  In sintesi è evidente ed innegabile che l’ economia montana abbia subito un forte contraccolpo dovuto al cambiamento climatico in atto da svariati anni e che la quota neve si sia alzata costringendoci, mancando in alcuni periodi della stagione invernale le condizioni di innevamento naturale, ad intervenire con la predisposizione di neve programmata (specialmente nelle vacanze natalizie), Tale impegno crea  la “garanzia” di stagionalità e, va sottolineato che molta parte dei benefici prodotti dall’innevamento programmato non ricade solo sugli impiantisti ma su tutto il territorio montano. Gli operatori, insomma, con la sola stagione estiva non riuscirebbero a sopravvivere e da questa consapevolezza è nato il progetto NonSoloNeve.  “Abbiamo cominciato a realizzare tracciati per bike, e-bike, mountain bike e soprattutto a “sfruttare” gli impianti di risalita e piste per tracciati di freeride e downhill e con orgoglio possiamo dire, che ad oggi, siamo diventati la prima stazione dell’Italia centrale e la terza in campo nazionale per queste discipline – prosegue Porcelloni -. L’Amiata è impegnata, oltre che a mettere in sicurezza e efficientamento energetico, quanto già presente come infrastrutture esistenti, con progetti che aiutino il sistema produttivo della nostra stazione sciistica ad individuare una specifica strategia di accompagnamento al cambiamento climatico mediante sia una programmazione di medio-lungo periodo in termini di investimento (potenziamento del sistema di innevamento artificiale, creazione di percorsi per trekking, Forest Bathing, percorsi natura, etc.) per realizzare una diversificazione delle nostre strutture di tipo sportivo ad un utilizzo diverso e sia per un nuovo approccio “culturale” finalizzato ad una valorizzazione degli impianti di risalita che oltrepassi i limiti dell’attuale sistema neve.  L’oggetto di questo progetto e dei relativi interventi è proprio quello di dotare l’Amiata di questo tipo di strutture in modo da completare l’offerta turistica del territorio e venire incontro alle esigenze di una buona parte degli utenti potenziali”.

 

 

Per Porcelloni gli obiettivi da raggiungere sono la realizzazione di aree gioco dimensionate sulla base dell’utenza e dedicate ai bambini di età prescolare e scolare e la realizzazione di aree con strutture dedicate ed idonee all’attività ricreativa. È importante – dice – Accrescere la fruizione dell’offerta turistica da parte di utenti, “frequentatori della neve” in inverno e “dei prati e del bosco” in estate, ma non interessati allo sci alpino né agli sport legati alla bicicletta con la realizzazione di nuove attrattive adatte a tutte le stagioni.

“Ci dobbiamo impegnare a creare piste per la slitta, lo slittino o bob e a decongestionare aree di massima affluenza attraverso la riqualificazione di aree limitrofe dedicate a specifiche attività ludico/ricreative con maggiore sicurezza e soddisfazione per gli utenti”. È indubbio, dunque, che di fronte a questa situazione l’Amiata si trova di fronte a un bivio e la strada da prendere è quella dove è possibile Incrementare il valore turistico ed economico della montagna, attraverso i servizi offerti, con attrattive che, per loro natura, possono essere utilizzate sia d’inverno che nelle altre stagioni consentendo un allungamento delle stagionalità e di conseguenza un aumento delle presenze turistiche. I progetti che hanno avuto la possibilità di essere presentati e, in alcuni casi, già finanziati tengono conto di questo aspetto e sono stati pensati, progettati e cantierati prima di tutto con l’amministrazione Comunale di Castel del Piano e la Regione Toscana e poi anche  in collaborazione con le attività, le associazioni e le aziende che svolgono le attività primarie di attrattori turistici quali la neve in inverno, le bike in estate, il Turismo del Benessere o l’outdoor in genere durante tutto l’anno.

 

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