DI PHILIP HAMPDEN-SMITH

 

Per quattro anni mia moglie Chrissy Hampden-Smith ed io abbiamo attraversato l’Italia alla ricerca della casa perfetta. Dopo aver abbandonato le ricerche ad Amalfi (troppo trafficata) e sul lago di Como (inverni troppo umidi) abbiamo scoperto Cortona. Una sera di giugno del 2017 abbiamo trovato “Il Padronale” e ce ne siamo innamorati: una proprietà a soli tre chilometri dalle mura della città, la quale, nel momento in cui il sole tramontava sulla facciata di pietra pastosa e consumata dal tempo, ci ha fatto comprendere che la nostra ricerca era terminata.

 

La parte più antica della casa, la torre centrale, risale al XV secolo e il suo scopo originale era quello di torre di guardia a protezione del fianco della Toscana dall’Umbria papale. Divenne una casa nel 1771 quando furono aggiunte due ali a sinistra e a destra della torre dalla famiglia Tommasi, il cui stemma adorna una grande pietra incastonata nel muro sopra la porta principale. Questo si ripropone continuamente, consumato dal tempo, sulle pietre di copertura dei montanti divisori delle bellissime finestre bifore in pietra, nella parte anteriore dell’edificio. La famiglia Tommasi non è l’unica ad aver lasciato traccia del suo passaggio nella casa: la parte anteriore mostra una magnifica targa in ceramica del XVII secolo, proveniente da Doccia e raffigurante la Madonna dei Sette Dolori. La Madonna trova le sue origini in Toscana, quando sette giovani fondarono l’Ordine dei Servi e istituirono i Sette Dolori come devozione principale del loro ordine. È un’opera bellissima che si ammira ancora nella sua nicchia originale.

A sinistra della nicchia che contiene la Madonna, c’è un’altra placca di marmo molto più semplice che cattura l’attenzione. Colpisce sia per il suo candore che per la sua semplicità. Inciso nel marmo bianco si leggono le seguenti parole: “In questa casa nacque Mons Paolino Tribbioli che lasciò orme indelebili Di Cappuccino Missionario in India e per 43 anni Vescovo di Imola. 13:12:1868 – 12:5:1956 . Nel Centenario della sua nascita”.

Chi era dunque Paolo Tribbioli e quale impronta ha lasciato su questa terra?

Paolino Giovanni Tribbioli nacque il 13 dicembre 1868 da una famiglia di contadini analfabeti che lavoravano la terra con un contratto feudale per un proprietario terriero locale. All’epoca l’Italia unita era una nuova Italia, non aveva nemmeno un decennio e il mondo stava cambiando. Il lungimirante padre di Paolino, comprendendo l’opportunità che la chiesa avrebbe fornito al suo giovane figlio, lo iscrisse al Collegio dei Cappuccini di Montevarchi.

Il giovane Paolino era un ottimo studente. Ebbe un grande successo accademico e alla fine, nel 1884, fu battezzato Paolino da Cortona per poi essere ordinato a Siena nel 1891. Con il suo talento per l’organizzazione e la sua capacità di attirare le persone a sé, fu mandato in India nell’ottobre di quell’anno e non tornò in Italia fino al 1898. Il suo tempo in India fu in gran parte trascorso ad Agra dove, dopo tre anni, divenne il Vicario della Cattedrale Cattolica. Questo fu un risultato sorprendente per qualcuno così giovane e così nuovo nella lontana India.

Un grave attacco di malaria lo allontanò fino ai piedi dell’Himalaya, al confine con il Tibet, dove trascorse il periodo di recupero dalla malattia studiando l’inglese, lingua in cui divenne presto esperto.

Riacquistata la salute, tornò ad Agra e infine in Italia, dove divenne il segretario generale dell’Ordine dei Cappuccini, ruolo che richiedeva una certa padronanza della lingua inglese.

Tribbioli continuò a sognare un ritorno in India, ma non gli fu mai possibile. Nel frattempo, la sua etica di lavoro e la sua lungimiranza avevano attirato l’attenzione di Papa Pio X, che gli chiese di cambiare incarico. Nel 1913 fu consacrato come Vescovo di Imola, un compito che eseguì per ben 43 anni, fino alla sua morte nel 1956. Papa Pio gli diede personalmente il titolo di Monsignore in riconoscimento alle sue opere e ai consigli che aveva donato a Pio durante il suo papato.

Conosciuto e rispettato nella chiesa, divenne noto a tutti come Il Martire della Pazienza – non male come epitaffio per un contadino di Cortona. Ci chiediamo se il Vescovo Tribbioli sia mai tornato alla sua casa d’infanzia per guardare di nuovo la Signora dei Sette Dolori e contemplare una vita ben vissuta.

Non lo sapremo mai.