Di Simone Bandini
“È Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sonno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua”
Arthur Schopenhauer, “Il mondo come volontà e rappresentazione” (1819)
La tecnologia può essere un insidioso velo di Maya – in grado di alterare la percezione della realtà, anche nel mondo della progettazione e del design.
Il loro è, di contro, un sistema di progettazione intuitivo: la riproduzione in scala reale degli ambienti permette una visione immediata, impattante e chiarificatrice a chi vuole arredare casa o spazi commerciali. I geometri Alessio Uliveti e Andrea Conti ci parlano del loro studio e dei vantaggi del loro metodo.
“Ci siamo confrontati e trovati subito, d’istinto”, ci raccontano. Dalla prima idea embrionale (2022) non hanno perso tempo. Così l’anno successivo hanno allestito degli ambienti con moduli componibili in un nuovo stabile, a grandezza reale, con un effetto empirico dirimente: “Si riesce a far capire, reciprocamente, ciò che si ha in mente e, specialmente, si comprende rapidamente ciò che si vuole ottenere”, ci dicono.
L’idea incontra concretamente lo spazio: “Si apprezzano le distanze, il committente agisce direttamente, in modo interattivo; si verifica un fertile concorso di idee con il tecnico all’interno di questo ‘teatro’ dinamico: una vera e propria scenografia dove si forma e si porta a compimento la personalizzazione, l’anima del progetto”.
Si tratta di una vera e propria esperienza di ‘disegno’ intuitivo, un ‘gioco’ che si sviluppa spontaneamente e che pone solide basi per il lavoro che verrà: “Come fosse una convivenza prima del matrimonio!”, scherzano.
Alessio e Andrea ci parlano di aver avuto a che fare con indecisi cronici che, attraverso questo metodo, si sono chiariti in breve tempo, diventando piuttosto determinati nelle loro aspirazioni: “Si tratta di un moke-up per interpretare i gusti e prevenire le criticità nascoste su carta che si possono verificare, portando nel quotidiano e rendendo facilmente fruibile una progettazione di alto livello”.
Parliamo dunque di spazi tangibili, fisici, non di rappresentazione virtuali, che svelano l’essenza minimale degli ambienti, sollevando il velo di Maya delle apparenze e delle molteplici soluzioni aperte dalla tecnologia moderna – non sembra pienamente perseguibili: “L’essere realmente presente, nel progetto, ha un valore non virtuale ma sostanziale. Questo è quanto ci si può aspettare dal nostro studio”, precisano.
Per entrambi la progettazione è un amore giovanile, una vocazione: “Già in tenera età sentivo come un richiamo ad entrare nelle case delle persone: già dall’esterno, attraverso le finestre, potevo immaginare come potessero essere organizzati gli spazi interni”, ci racconta Alessio; mentre Andrea ci dice come per lui: “La professione del geometra, la dimensione convenzionale del mestiere gli sia sempre stata stretta e come l’intenzione sia stata quella di ‘uscire dagli schemi’, in modo anche ardito e rivoluzionario”.
I due sono amici da tempo e condividono un’importante passione per la speleologia, con effetti interessanti di natura sistemica anche sul loro pensiero. Vediamo come.
“Abbiamo iniziato con l’Abisso del Chiocchio di Spoleto, come tanti. Una grotta verticale di notevole impatto la cui ambientazione interna ti invita ad una sensazione di umiltà e rispetto, oltre che di meraviglia – sei così piccolo di fronte a dei volumi interni monumentali. Così affiorano le paure – ma si possono sfidare – e vincere i propri limiti (non solo di volontà, anche di pensiero, n.d.e.)”, ci spiegano.
“Il sistema carsico ha una temperatura costante, lo stesso principio della geotermia! “Lo stesso ambiente domestico dovrebbe mantenere un valore costante di termoregolazione – un optimum che, ad esempio, può essere avvicinato da accorgimenti di progettazione quali la progettazione del lato nord dell’abitazione interrato, isolato quindi naturalmente dal terreno, e ponendo invece a sud tutte le vetrate principali”, aggiungono.
Siamo affascinati dalle loro affermazioni, marcate da un carisma spontaneo: “In grotta si gode di una certa tranquillità, si è affascinati dal bello e tutto torna perfettamente spontaneo in una sorta di azzeramento del tempo e del mondo esterno. Il ritmo circadiano rallenta”.
“Siamo orgogliosi di far parte del Gruppo Cai Speleologico di Foligno e collaboriamo attivamente all’aggiornamento di cavità e grotte tramite rilievi ad hoc: distanziamento, scansione 3d, mappatura”.
Noi siamo davvero incuriositi da questa loro ultima attività, che riguarda il ‘catasto sotterraneo’, di cui ignoravamo perfino l’esistenza.
Info: Via G. Saragat 12a, Spoleto (Pg) / tel. 347 4860922 (Alessio) / 377 3260769 (Andrea) / email: info@planit.studio