Di Claudia Cencini
Non è l’incipit di una favola, ma la realtà di Fiorinda, la prima flower farm in Umbria, una vera e propria fattoria dei fiori con coltivazione e vendita diretta a chilometro zero. Conosciamo Paola Carletti, l’artefice di quest’oasi floreale che fa pulsare di colori e profumi il cuore verde d’Italia.
Cosa sarebbe la vita senza un fiore? I fiori ci accompagnano dalla nascita per tutto il corso della vita, basta chiudere gli occhi per sentirne il profumo anche solo nel ricordo. C’è chi, come Paola Carletti, ha fatto dell’amore per i fiori una passione che si è tramutata in lavoro fino alla nascita di Fiorinda, a un passo dalle fonti del Clitunno di virgiliana memoria, qualcosa di diverso e di più di un semplice negozio di fiori, ma un sogno che parte da lontano e si realizza per la felicità sua e dei suoi clienti. Grazie a lei scopriremo un mondo sorprendente e ricco di fascino antico che nasce dall’amore per la terra.
Come nasce Fiorinda
Paola ha voluto chiamare Fiorinda il suo microcosmo floreale in omaggio al nome di sua nonna. Non si può capire il succo fresco e innovativo di questo progetto senza tornare a Paola bambina. Una storia di cuore, tutto nasce da lì, come ci conferma lei stessa: “Aprii a Campello il mio primo negozio di fiori trent’anni fa, ma sentivo che avevo bisogno d’altro, la svolta nel 2018 quando mio padre decise di suddividere tra noi fratelli i suoi terreni, frutto di una vita di lavoro da agricoltore. A quel punto gli chiesi di darmi il campo di San Cipriano, questo dove oggi ho realizzato la serra di germinazione e le coltivazioni, proprio in mezzo alla terra come piace a me. Quel campo aveva e ha un significato profondo per i miei ricordi d’infanzia, non a caso ho chiamato mio figlio Federico Cipriano. Il mio desiderio è stato esaudito ed è qui che ho voluto far nascere la mia Fiorinda”.
Paola ne parla come se fosse una creatura, una seconda figlia e dalla luce dei suoi occhi si capisce quanto amore mette nel lavoro che fa. “Ho provato a fare altro nella vita ma il richiamo dei fiori e della terra è stato più forte. Per me quello che conta non è tanto la logica del guadagno fine a sé stesso, quanto lo stare bene per quello che ho scelto di fare”.
Parola d’ordine “Bio”
Oggi Paola è una donna appagata che si alza la mattina, alle prime luci dell’alba, e pianta da sola i suoi fiori, li coglie e li vende sul posto. Il suo chiosco non sfugge all’occhio del passante, annunciato da una sfilza di ciclamini e pansé dai colori sgargianti che occhieggiano dal ciglio della strada. Basta un’occhiata per rendersi conto che è un posto speciale, dove la cura dei fiori ha trasformato il modo di coltivarli e confezionarli, nel pieno rispetto della natura e del campo che li ospita. È questa la filosofia della flower farm, che si riallaccia a ritmi e consuetudini antiche, dove è bandito l’uso di fertilizzanti chimici e trattori. L’attenzione si concentra sul fiore che nasce dal seme autoprodotto o dal bulbo autoctono, senza violentare la terra e i suoi micro-organismi, in un habitat sostenibile e rigorosamente “bio”.
“Quando ho pensato a tutto questo credevo di essere la sola – confessa Paola – ma poi mi sono accorta che questo modus operandi nel settore floricolo è molto diffuso in altri paesi, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, meno in Italia dove però si sta diffondendo, come nel comasco.”.
Pochi ma buoni
Nel caso di Fiorinda, la pratica della flower farm si orienta a produzioni che privilegiano la qualità rispetto alla quantità, salvo eccezioni che richiedono il ricorso a fornitori esterni per ordinativi o eventi di grossa portata. Per qualità non si intende l’estetica del fiore in sé, ma qualcosa di più profondo e sostanziale. “Coltivare i fiori come faccio io non è paragonabile alle produzioni massive che arrivano dall’estero, è ovvio che i miei fiori non possono gareggiare in perfezione con i tulipani olandesi piuttosto che con le rose di importazione, ma la loro bellezza sta proprio nell’essenza rustica e autentica che li caratterizza. Se poi parliamo di freschezza non c’è gara tra fiori che attraversano l’oceano per arrivare sui nostri scaffali e coltivazioni a chilometro zero, colti e venduti in tempo reale”.
Bio-wedding, che passione!
Dei fiori di Fiorinda si sente il profumo che emana dai petali venati di rugiada e l’odore d’erba del gambo appena reciso, si avverte l’aroma di terra che pervade i mazzi confezionati all’istante. Ecco perché questi fiori vanno per la maggiore anche per piccole cerimonie nuziali, dove l’autenticità e la freschezza dei fiori di campo e delle piante officinali esaltano l’effetto scenico di addobbi floreali su misura.
Per capire il quid che fa di Fiorinda l’eccellenza, condita di originalità, anche nell’allestimento floreale dei matrimoni “botanici” con l’utilizzo esclusivo di materiali biologici, è eloquente la testimonianza di una giovane sposa: “Ho ricevuto il più bel bouquet che avessi mai pensato, un’esplosione di lavanda, salvia e rosmarino”.

Fiori di stagione, a ognuno il suo
Fiorinda ha già raggiunto obiettivi importanti, motivo di orgoglio per la sua titolare che però non si ferma e guarda avanti: “In pochi mesi ho avuto riscontri più che positivi – conferma – penso alle consulenze sui miei fiori richieste da altri flowers designer, ma la soddisfazione più grande è essere riuscita a vendere l’estate scorsa solo fiori di mia produzione”. Da una sbirciatina al terreno retrostante si intravedono ancora molte varietà in fiore che fanno assomigliare il campo a un quadro impressionista.
“Fino a poche settimane fa c’erano i girasoli – ci dice – in questo periodo vanno per la maggiore dalie, fiordalisi, zinnie, scabiose, cosmos e altre piante ornamentali di stagione. Un discorso a parte meritano le piante perenni tipo la monarda, le echinacee e la rudbeckia che necessitano di meno cure in quanto resistenti al caldo e al freddo, alcune richiedono poca acqua contribuendo al risparmio idrico”.
Una floricoltura “plastic free”
Nell’utilizzo dei materiali funzionali all’attività Fiorinda non transige nella scelta dei prodotti che devono essere il più possibile privi di additivi chimici, accessori in plastica o sostanze inquinanti. Coerente con la scelta ecosostenibile di una floricoltura sana e rispettosa dell’ambiente, non vengono utilizzati incarti per confezionamenti in materiale plastico, nemmeno le spugne solitamente utilizzate per le composizioni floreali che contengono microplastiche non biodegradabili.
In un’ottica “total bio” Fiorinda aderisce all’associazione Slow Flowers Italy che promuove pratiche di floricoltura alternativa in contrasto con importazioni massive da Paesi che incentivano lo sfruttamento minorile o concimazioni inquinanti.

Metodo “No dig”: dal campo al vaso
Da Fiorinda il fiore è solo la punta dell’iceberg, dietro c’è un duro lavoro fatto di fatica, esperienza e formazione messo in campo da Paola Carletti, che lo affronta con quell’entusiasmo che lo fa sembrare più leggero, un’attività a 360 gradi che parte dalla lavorazione del terreno a suon di zappa e sudore. Nel mese di ottobre, dopo la fioritura estiva, si procede alla preparazione del suolo con il metodo “No Dig”, ossia senza scavo. Oltre alla zappa è consentito solo l’uso del Grelinette, una bioforca ergonomica che intacca solo lo strato superficiale del terreno. Da ottobre a marzo il suolo trattato con compost e cippato biologico viene coperto da un telo occultante che non fa crescere l’erba. Il resto nasce dalle sapienti mani di Paola che dà corpo e forma, con originalità e maestria, a creazioni floreali mai scontate, che trasmettono tutto il suo amore per i fiori.
Fiorinda Flower Farm
Viale Fonti del Clitunno, Campello sul Clitunno (PG)
Tel. 320 1681633