Di Simone Bandini

 

Recentemente messa a dimora, con grande sforzo logistico e operativo, quale baluardo estremo di terra e cielo di fronte alla vastità del Mar Tirreno, la monumentale opera del maestro Andrea Roggi sarà un polo magnetico e simbolico per la costa toscana. Vale la pena farsi un giro in Versilia, più precisamente sul pontile di Forte dei Marmi, per ammirare l’ultima fatica dell’artista chianino, ‘Ki’ – che sarà esposta fino al 10 luglio 2024.

 

 

Abbiamo avuto il privilegio di vedere la grande, ultima opera di Andrea Roggi nel corso della sua lavorazione, nel nuovo laboratorio artigianale ai piedi di Castiglion Fiorentino. Un concorso di abilità artistiche e tecnica delle maestranze, per questa creazione che, ancor più delle precedenti, richiama un concetto trascendentale di assoluto, seppur condensato nelle forme archetipali della sua arte: l’albero, le radici, la sfera celeste (e terrestre a un tempo).

La scultura è un bronzo alto ben 7 metri che ci invita ad una riflessione sull’essenza stessa dell’arte e della vita. Per avvicinarci e meglio capire la forza evocativa ed epifanica di un’opera di tale bellezza e proporzione, chiamiamo a raccolta uno dei più grandi intrepreti del teatro italiano del ‘900.

Parlando del potere dell’immagine fissa, rispetto a quella in movimento, ovvero delle arti figurative rispetto al cinema e al teatro, Carmelo Bene affermava: “Detestandole entrambe, mi limito a dire che la virtualità d’un corpo in movimento è assai meno dinamica d’un virtuale apparentemente incantato una volta per tutte (olio su tela o scultura che sia, n.d.r.), dove l’oggetto figurato sprigiona un’energia sospesa, impassibile d’una fruizione definitiva da parte di chi guarda. Al contrario, l’immagine in movimento non può sottrarsi al limite mediocre del già sciaguratamente espresso”.

Pur nella loro provocatoria complessità, i concetti geniali enunciati, perfettamente si adattano all’opera monumentale del Roggi che, per la sua fruizione (non ci azzardiamo ad usare la parola ‘comprensione’ – poiché l’assoluto è categoria inesprimibile) necessita di una sorta di azzeramento mentale, di catarsi (e in questo l’infinito del Tirreno potrà aiutare), divenire come il letto di un fiume in secca, pronto ad accogliere le energie torrentizie e feconde della natura – con le sue corrispondenze simboliche e archetipali: il termine giapponese Ki, indica appunto la forza che permea l’esistente.

Nella sua maestosa grandezza dell’opera, le cui misure ‘amplificate’ preparano lo spettatore all’incontro con l’assoluto artistico, Roggi cattura l’essenza di questa energia primordiale “che nutre non solo il nostro corpo, ma anche la nostra mente e il nostro spirito ed invita gli spettatori a riflettere sull’importanza di mantenere un equilibrio armonioso con il mondo che ci circonda e a coltivare un profondo senso di equilibrio interiore”.

 

 

Questo monumentale Albero della Vita – celebrazione dell’interconnessione tra materia e spirito, tra cielo e terra – rappresenta la sintesi perfetta della poetica del Maestro Roggi ed è ispirato all’opera Energia della Vita, creata insieme al gioielliere statunitense Martin Katz (Vedi l’ultimo numero della rivista Valley Life ‘Valdichiana e Lago Trasimeno’, Anno XXII, nr. 174, “I bronzi archetipali di Andrea Roggi”).

Magistero tecnico e ricerca spirituale al servizio di quest’opera monumentale che lo stesso artista, probabilmente anch’egli permeato dalla stessa forza primordiale, abbia mai realizzato: “E’ la mia creazione più completa”.

 

 

Per queste ragioni, e per le motivazioni autonome che certamente emergeranno dalla vostra sensibilità umana e dal vostro corredo culturale, vi invitiamo ad immergervi in questa straordinaria esperienza, lasciandovi ispirare dall’energia che pervade l’opera e a cogliere la sua bellezza e profondità .

L’esibizione è realizzata in collaborazione con Vivai Federigi e con il patrocinio del Comune di Forte dei Marmi.

 

Info:  www.andrearoggi.com / lasculturadiandrearoggi@gmail.com / Tel.: +39 0575 653401