Di Rosina Fracassini e Sebastiano Pedani
A Greve in Chianti l’estate si è chiusa con un colpo di magia. In una Piazza Matteotti gremita, sotto un cielo ancora tiepido di fine agosto, la musica ha incontrato il mondo del circo trasformandosi in un piccolo viaggio dentro l’immaginazione. A guidare il pubblico in questa esperienza fuori dall’ordinario è stato Giovanni Vannoni, pianista, compositore e volto familiare della scena musicale grevigiana, che ha portato in scena “Il Circo” insieme alla compagnia Badabam.
Un progetto che nasce da lontano, quasi come un gioco di specchi fra musica e immagini. “È il mio primo disco da solista”, racconta Vannoni. “Volevo creare un concept, un racconto in cui ogni brano fosse una scena”. L’ispirazione arriva da lavori come Museica di Caparezza, dove ogni traccia è un quadro che prende vita: nel caso di Vannoni, invece, ogni pezzo diventa un personaggio del circo, una figura in movimento, un frammento di storia illuminato da fari immaginari.
Prima ancora di entrare in studio, Giovanni decide di mettere alla prova le emozioni dal vivo. È in una serata a Panzano, al Pozzo dell’Oblio, che il progetto trova la sua prima forma scenica. Una serata quasi sperimentale, che accende però una scintilla: e se il circo entrasse davvero nella musica? L’idea piace, cresce, e a gennaio 2025 si trasforma in lavoro condiviso con Monica Toniazzi e Alessandra Molletti, fino all’incontro decisivo con Badabam, compagnia toscana che fa del teatro fisico il suo linguaggio naturale.
Con la guida artistica di Tommaso Negri, lo spettacolo trova il suo equilibrio: luci, movimenti, cambi scena che dialogano con il pianoforte, senza mai sovrastarlo. “Era tutto nella mia testa”, ricorda Giovanni. “Vedere quei personaggi prendere vita davanti ai miei occhi è stato come vedere un sogno farsi reale”.
Il debutto integrale avviene proprio a Greve, dove Giovanni insegna alla Scuola di Musica. E non è un dettaglio da poco. “Sono felice sia successo qui. Dove c’è cultura che cresce, nasce sempre nuova arte”, dice. In scena si alternano figure surreali, acrobazie, momenti sospesi. Persino il mangiafuoco si esibisce senza prove complete, in un’atmosfera che sa di debutto e sorpresa.
E la storia non finisce certo qui. “Il Circo” continuerà a girare, a trasformarsi, a crescere replica dopo replica. Una piccola creatura viva, fatta di musica e poesia, che sembra cambiare forma ogni volta che entra in contatto con il pubblico.
A Greve, quella sera, è successo qualcosa di raro: non solo uno spettacolo, ma un incontro. Tra un artista e la sua comunità, tra una piazza e un sogno, tra una nota e un salto nel vuoto. Un finale di stagione che ha davvero lasciato il segno.