Di Simone Bandini

 

Questo è il racconto di una giornata tra le colline della bassa Valdichiana. Ci accoglie in cantina – non prima di averci portato nelle vigne in un trionfo caleidoscopio di colori autunnali – la famiglia Ravazzi, che ha fatto dell’unità e dell’etica familiare un modello di business vincente: da San Casciano dei Bagni alla conquista di lontani mercati internazionali ed esotici. Senza dimenticare il legame con la propria terra che si esprime nell’opera quotidiana, nei ricordi e nel lessico confidenziale di Alberto, della moglie Roberta e dei tre figli Martina, Matteo e Francesco.

 

L’impressione immediata è quella di esser ‘capitati’ in un luogo senza tempo, magnetico, dove la bellezza e la forza della campagna si mescolano all’armonia e alla storia di questa famiglia.

L’impresa nasce nell’immediato dopoguerra, così Alberto Ravazzi rammenta gli esordi e il carattere del padre: “Enio era un uomo molto disponibile, di poche parole. Negli anni’50 aveva già attivato il mercato romano con il commercio agroalimentare locale, vino e prodotti alimentari diversi”. Poi si lascia andare ad un romantico ricordo della sua giovinezza: “Il ricordo più antico è olfattivo: il profumo acre, fortissimo del vino in fermentazione, la cui aroma dalle cantine saliva al piano superiore, dove abitavamo, tanto che per uscire di casa per andare a scuola dovevo fare le corse, per non rimanerne come ‘stordito’ dall’odore intenso”.

“Come mio padre – continua – che fece il ferroviere prima di dedicarsi al vino, così è successo per me, che sono tornato e ho scelto la campagna dopo il servizio militare. Enio aveva cominciato con i primi vini e le cosiddette ‘uve autoctone’, vinificando vini locali. Poi alla fine degli anni ’60 iniziò col Chianti mettendo a dimora il primo vigneto”.

“Proprio negli ultimi tempi – precisa con entusiasmo – abbiamo voluto una rivisitazione di quelle prime bottiglie con un Chianti in edizione speciale della linea classica. Nei primi anni ‘70, fu proprio l’amico ‘Fualdè’, famoso ristoratore romano dell’epoca, a convincere il babbo al primo “moderno” imbottigliamento, superando il commercio delle damigiane e del vino sfuso”.

“Nell’86 poi – ricorda – abbiamo fondato le Cantine Ravazzi – quando ho preso a lavorare ufficialmente con lui, che mi ha sempre sostenuto e che si fidava delle mie innovazioni. Fu così che potei portare le vendite all’estero”. Un’immagine che Alberto condensa in una sorta di misticismo visivo: “Ho sempre dentro di me l’immagine di un aereo che plana verso la conquista di nuovi mercati. Ed è sempre stata questa la mia vocazione, ovvero l’apertura di nuove sfide in tutto il mondo. Il primo ‘shock’ positivo fu dato da un grosso importatore della Corea del Sud, conosciuto a Sarteano e che divenne nostro cliente. Allora prendemmo ad esportare delle bottiglie dalle forme artistiche per quel lontanissimo, particolare mercato”.

In Asia, poi, altre richieste giunsero dalla Thailandia, stavolta con bottiglie tradizionali e, alla fine degli anni’90 dagli Stati Uniti: “Con questa euforia di conquista, il nostro referente di New York ci propose di venire a Manhattan per promuovere il nostro vino in un evento organizzato da un prestigioso hotel. Per qualche ragione decidemmo di non andare, pur contribuendo con il nostro prodotto in partnership. Pensate… Lo stesso giorno ci fu l’attentato alle Twin Towers per cui, l’intuito mi pare fece la sua parte. Una coincidenza che mi ha fatto molto riflettere sul destino e il suo imprevedibile corso”.

 

 

Nel 2001, con altri importatori, si sarebbe comunque inaugurato il commercio col mercato americano, di concerto con l’espansione nella vicina Europa in particolare in Svizzera, Germania, Belgio, Polonia, Danimarca e naturalmente Inghilterra e Francia – dove abbiamo un solo storico e affezionato cliente che vende solo il nostro vino: il ristorante ‘I Paparazzi’ nel cuore di Parigi”.

Nel ’96, a seguito della scomparsa del capostipite Enio, la moglie di Alberto – Roberta – entra a far parte dell’azienda: “Sono arrivata in una famiglia dove vita e lavoro sono sempre state fuse e integrate in modo assoluto. Devo dire di essere stata accolta a braccia aperte. Franca Maria, la madre di mio marito, mi ha riservato uno spirito di accoglienza straordinario. Non avevo uno spirito imprenditoriale; tuttavia, ho ‘respirato’ tutti i giorni questa intraprendenza poiché sono stata e mi sono sempre sentita pienamente coinvolta”. Oggi Roberta segue integralmente l’attività delle Cantine, occupandosi in particolare dell’amministrazione, delle pubbliche relazioni e della logistica dei viaggi, delle degustazioni e della vendita.

“Anche nel periodo in cui mi sono dedicata ai figli – prosegue – sono sempre stata al centro delle dinamiche del lavoro abitando giusto al piano di sopra… inevitabile! A me piace davvero tanto instaurare un rapporto più che commerciale con le persone; per questo organizzo le degustazioni sia in Italia che all’estero che gestisco su prenotazione nell’arco di tutto l’anno, privilegiando piccoli gruppi ed anche momenti conviviali direttamente in vigna, per così dire en plein air!”.

La forza di questa famiglia: “E’ proprio la sua unità, nella perfetta compenetrazione di business e valori”.

È la volta di fare conoscenza del più piccolo, Francesco, 23 anni, che ci svela un primissimo ricordo: “Avevo forse sette anni e salivo le scale fino alla sommità della botte mentre il babbo mi diceva di annusare piano, altrimenti mi sarei ubriacato! Ho sempre partecipato alla vita dell’azienda ed è stata una scelta elettiva farne parte”. Laureato in enologia: “Mi piace la parte della produzione e così intendo crescere in senso professionale, affiancando l’enologo storico della cantina Andrea Bernardini che è con noi da quindici anni”.

Il figlio maschio più grande, Matteo, 26 anni invece ha intrapreso altre strade: “Ho studiato ‘Economia’ con una laurea conseguita a Siena e sono trader in una banca senese. Ricordo con piacere (e quanta fatica!) i lavori in vigna, anche per me il vino è parte della mia storia personale”.

Per Martina, 28 anni: “La bottega del vino è sempre stata presente fin nei ricordi più lontani. Vivevamo qui sopra ed era inevitabile immergersi in questo mondo antico e sorprendente. Ho studiato ‘Scienze dell’Infanzia’ nel capoluogo toscano ed anche io ho sempre preso parte all’attività di famiglia. Poi, mi sono specializzata con un Master in ‘Marketing e Comunicazione’ all’Università di Roma ed ho perfezionato l’uso della lingua inglese. Oggi seguo dunque la comunicazione a tutto tondo dell’azienda e mi occupo delle degustazioni e della preparazione e allestimento delle fiere di settore a cui partecipiamo”.

Riprende la parola Alberto: “Oggi siamo orientati verso la selezione di mercati e operatori prevalentemente esteri, volendo consolidare i rapporti già intrapresi a livello internazionale. Usando una metafora vitivinicola, l’ultimo decennio ci ha fatto davvero ‘maturare’ grazie alla creazione della ‘Collezione Privata’ che ha alzato decisamente il target di riferimento con vini di grande profilo, trascinando con sé anche la linea ‘Classica’. Le degustazioni sono una lente d’ingrandimento per far conoscere i nostri vini, per questo abbiamo preso accordi anche con strutture ricettive locali  e vogliamo incoraggiare anche i lettori di Valley Life a visitare la nostra azienda ed assaggiare le nostre varie produzioni e le bottiglie più prestigiose”.

 

 

Info: Cantine Ravazzi, Via delle Cantine 2/4/6, Fraz. Palazzone, San Casciano dei Bagni (Si) / Tel. +39 0578 56008 / www.ravazzi.it / info@ravazzi.it