Di Gaia Rialti

 

Dalla Toscana a Vogue Italia: la storia di Gaia e Andrea, e di un abito che ha saputo rinascere.

 

Il ritorno della bellezza consapevole

 

C’è un’immagine che racchiude tutta la magia di un nuovo inizio: un abito di trent’anni che torna a nuova vita, un matrimonio immerso tra i filari di Le Filigare Wine & Country Relais, la luce dorata della campagna toscana che accarezza due giovani sposi.

Il matrimonio di Gaia e Andrea è stato molto più di una celebrazione. È stato un racconto di valori, una scelta di consapevolezza, un rito intimo che ha unito tradizione e visione contemporanea.
Ogni dettaglio, pensato con cura, ha voluto esprimere l’essenza della lentezza e della gratitudine: una bellezza che nasce dal rispetto per ciò che già esiste.

 

Labito del 1991: una storia di famiglia e di metamorfosi

 

In perfetto stile Menabòh, Gaia non ha scelto un abito da sposa: lo ha trasformato.
Il punto di partenza è stato il vestito che sua madre Claudia Stocchi aveva disegnato e indossato nel 1991. Un tubino in pizzo francese con maniche a tre quarti, abbinato a una gonna lunga con strascico e velo corto.
Con il team Menabòh, Gaia lo ha reinterpretato completamente, mantenendo l’anima originale ma riscrivendone la forma: un mini abito a corsetto con una gonna stondata di perline applicate a mano, sovrapposto a una gonna lunga con spacco laterale e vita alta. Il pizzo francese è diventato un coprispalle trasformabile, mentre le maniche sono state completate con un pizzo vintage trovato in un mercatino.
“Ho provato altri abiti,” racconta Gaia, “ma l’emozione che ho sentito indossando il suo non ha avuto paragoni. È come se quell’abito mi aspettasse.”

Ogni tessuto dell’abito di sua madre è stato riutilizzato con cura, nulla è andato perduto — un simbolo perfetto della filosofia Menabòh: non creare, ma trasformare.

 

Le Filigare: natura, luce, armonia

 

Tra le colline tra Firenze e Siena, Le Filigare Wine & Country Relais ha offerto il suo scenario sospeso nel tempo. Un luogo dove la pietra incontra la luce, dove la natura diventa cornice e protagonista.
Il fotografo Alessio Pagni e il videomaker Matteo Ortili hanno catturato l’essenza di questa giornata: la calma dei vigneti, la complicità degli sguardi, il profumo dell’aria toscana che si confonde con l’emozione.

Durante la cerimonia, l’arpa di Orsola Borella ha accompagnato ogni passo con dolcezza.
Fiori locali, tessuti naturali, candele ricaricate a cera d’api: nulla è stato scelto per apparire, tutto per appartenere.
Un matrimonio come atto di coerenza, un dialogo silenzioso tra amore e rispetto per la terra.

 

Menabòh, la startup che dà nuova voce ai capi del cuore

 

Da questa visione nasce Menabòh, la piattaforma fondata da Gaia Rialti nel 2022.
Un luogo digitale e umano che unisce designer, sarte e artigiane, restituendo vita ai capi dimenticati e trasformandoli in storie da indossare.

“Ogni tessuto ha una memoria, ogni cucitura è un segno di vita,” racconta Gaia.
Con Menabòh, la moda torna a essere intima, personale, radicata ed anche per il giorno del matrimonio la startup si propone portavoce di uno stile unico e che permette di tramandare storie. Il servizio di trasformazione è infatti disponibile anche su abiti da sposa e da cerimonia.

 

Il viaggio come orizzonte

Come l’abito che ha attraversato il tempo, anche Menabòh è pronta ad attraversare confini.
Dalla Toscana all’America, il brand si prepara a portare la sua filosofia oltreoceano, a New York con pop-up events dedicati alla trasformazione dei capi e alla moda circolare di lusso.

Un viaggio che è metafora di rinascita: dalle radici toscane alla scena internazionale, Menabòh si muove come un filo che unisce culture, storie e generazioni.

Un invito a riscoprire la bellezza dell’autenticità, della lentezza, della memoria.

“Rigenerare non è solo un atto creativo,” conclude Gaia. “È un atto d’amore verso ciò che esiste già.”

 

 

Info: www.menaboh.com

 

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