Di Federico Donti
La redazione della nostra testata si è rivolta alla associazione Catha, presso il museo multimediale “Rasna”, in via Roma n°15 a Perugia, per verificare se esistano connessioni tra la città di Foligno e la civiltà Etrusca, ritenendo di fare un’opera meritoria per la città che compare in copertina. Raggiunto il prestigioso museo Rasna, abbiamo trovato ad attenderci il presidente dell’associazione Catha Luciano Vagni e il rappresentante della UILT-Unione Italiana Libero Teatro, Lauro Antoniucci.
Ho chiesto a Lauro Antoniucci se sia possibile trovare a Foligno, o nei dintorni, testimonianze della civiltà etrusca. Mi sono così beccato subito una strapazzata da Antoniucci che così si è espresso: “Una testimonianza significativa esiste, ed è grande come una montagna, e lei se ne è occupato nel n.177 della sua testata, autunno/inverno 2024. Si tratta del sasso di Pale, il punto trigonometrico realizzato dagli Etruschi per definire il decumano massimo dell’Etruria, la linea sacra posta nel punto più largo della Tuscia, che unisce esattamente Populonia, la etrusca Fuflona, la città di Sarteano (Satres), e il sasso di Pale, passando per Deruta e la storica Collemancio. (foto promontorio di Populonia e sasso di Pale). Lei deve ricordare che il sasso di Pale contiene l’eremo che è stato premiato dall’UNESCO il 12 ottobre 2024 col premio “La fabbrica nel paesaggio 2024”. Questo importante punto trigonometrico è la massima testimonianza del rapporto con la civiltà etrusca di questa zona.
D.:” Quindi lei sostiene che la città di Foligno, per la sua posizione, abbia avuto rapporti particolarmente intensi con la civiltà Etrusca?”
R.: Non sono a io a dirlo, ma il più celebre storico romano del periodo della nascita dell’impero, Tito Livio, che così scrive: “ab alpibus ad fretum siculum totam italiam etruscam esse” (cioè “tutta l’Italia è stata Etrusca dalle Alpi allo stretto di Messina”). Ciò fa comprendere che la civiltà etrusca sia di gran lunga anteriore a quella romana, così come ci testimoniano gli storici cinque/seicenteschi, come Thomas Dempster nella sua celebre “De Etruria Regali” che documenta oltre dieci secoli di storia Etrusca. Questo è però ignorato dalla maggior parte del mondo della cultura che è indotto dai libri diffusi da molti archeologi dell’ultimo secolo, a credere che la storia etrusca inizi dal IX secolo a.C., e cioè appena un secolo prima della fondazione di Roma.”
D.: “E perché gli archeologi sarebbero incorsi nell’errore di ignorare gli storici?”.
R.:” Secondo la ricostruzione effettuata dagli esperti della nostra associazione Catha, ciò è dovuto al fatto che gli archeologi credono a ciò che vedono, come S. Tommaso, e si sono basati soprattutto, come ha chiaramente asserito la famosa archeologa Luisa Banti in “Studi etruschi – anno 1936”, sulle tombe, ignorando che essi possano aver iniziato a conservare le ceneri e le ossa dei defunti, che prima evidentemente disperdevano, intorno al IX secolo a.C., nel periodo del passaggio dall’età del bronzo all’età del ferro. In questo periodo è avvenuta la metamorfosi dei popoli italici, compresi gli etruschi, che hanno iniziato a distaccarsi dal rapporto comunitario e partecipativo alla vita della natura, per iniziare un rapporto possessivo e competitivo tra i popoli e all’interno di essi: nascono le oligarchie economiche e la monarchia di Roma ne è una testimonianza come rappresenta il ciclo romano della tomba ‘Francoise’.”
D.: Lei ci mostra come testimonianza una montagna, quella di Pale, ma non c’è per caso qualche documento scritto che attesti un rapporto, in questa zona umbra, con gli etruschi?”
R.: Lei sa benissimo che la scrittura viene praticata dagli Etruschi al tempo dei re di Roma; probabilmente l’avevano appresa dai Fenici prima dei Greci, ma non esistono documenti che lo confermano. Ma al tempo dell’occupazione romana di questi luoghi, risale un documento importante, il famoso documento “rescritto” di Spello, che dimostra la partecipazione dei cittadini di questi luoghi alle famose riunioni presso Orvieto, del Fanum Voltumniae (foto).
Il rescritto di Spello riporta una disposizione dell’imperatore Costantino che concede agli umbri di celebrare presso le loro sedi le annuali cerimonie religiose ed i ludi ad esse connessi, che tradizionalmente venivano celebrate presso gli Etruschi “apud Volsinii”, che era il luogo dove si svolgevano i rituali politico/religiosi della federazione etrusca. Dunque Spello, città attraversata anch’essa dal decumano massimo dell’Etruria, ha la concessione da parte di Costantino di svolgere i giochi e le cerimonie nella sua città.”
D.: Ing. Vagni, visto che lei sorride, ci vuole cortesemente spiegare che cosa sia il decumano massimo dell’Etruria, e perché in questa zona, tra Sarteano e Orvieto, e probabilmente anche oltre, siano avvenute per secoli cose così importanti?”
R.: “La nostra geografia è fatta di meridiani e paralleli, linee orizzontali parallele all’equatore e linee verticali, passanti per i poli. Gli Etruschi avevano individuato queste linee tanto da definirle sacre, cioè linee del cielo che consentono di orientarci sulla terra.
I decumani sono pertanto linee in direzione Est/Ovest ed erano definiti sacri quelle di lunghezza massima o minima all’interno di un territorio. Nell’Etruria la linea di massima larghezza era il decumano passante per Populonia, in quanto il promontorio di Populonia, consentiva di avere un punto di larghezza maggiore. Il problema della conservazione della sacralità del decumano massimo nasce quando, nel quindicesimo secolo a.C., i Pelasgi propongono agli Etruschi di ampliare il territorio dell’Etruria verso est, conglobando delle zone storicamente abitate dagli Umbri. Questo processo di ampliamento si è verificato certamente in modo pacifico, seguendo una espansione culturale che era in atto, come ci ha descritto Tito Livio, e che testimonia una cultura etrusca diffusa su tutto il suolo italico. Il problema degli Etruschi era quello di non dissacrare il loro territorio, mantenendo pertanto le linee sacre invariate: non potevano effettuare un ampliamento che cambiasse i decumani massimi della parte antica (parte sud dell’Etruria passante per Vulci, Tuscania…ecc.) e della parte postica (parte nord) passante per Populonia.
Per mantenere invariate queste linee sacre, gli Etruschi hanno dovuto probabilmente modificare la Tuscia e parte di essa.
Nel decumano massimo della parte antica, perché non fosse superato con l’allargamento della parte a nord, hanno esteso il loro territorio anche alla zona che comprende Narni e Otricoli, giungendo con il decumano fino alla località Configni, il cui nome indica appunto il confine tra la confederazione etrusca e altri popoli; interessante notare che tale decumano, attraversando Otricoli ne ipotizza la fondazione etrusca, e , pertanto, ci invita a ricercare le emergenze etrusche al di sotto dello strato romano.
Il decumano massimo della parte postica passante per Populonia con l’ampliamento ad est, fino al Tevere, diventando di pari lunghezza con quello passante per Perugia e S. Vincenzo sul Tirreno, ha rischiato di essere superato (il numero di Valley Life n.177 a pag.30 riporta la planimetria con i due decumani); per evitare questo pericolo gli Etruschi sono stati indotti a deviare il Tevere da Lidarno a Ponte Valleceppi; di questa deviazione non esiste memoria storica, ma il fatto che la località si chiami tuttora Lidarno ,cioè “Lido dell’Arno” fa ritenere che in quel luogo scorresse il Tevere che, allora, veniva chiamato Arno”.
D.:” In sostanza, secondo lei Foligno può essere considerata etrusca o no?”
R.:” La zona di Foligno non ha fatto parte della confederazione Etrusca, ma del popolo dei Fulginati che faceva parte della federazione umbra di cui ancora non sono pervenute delle tracce significative; la presenza etrusca è stata certamente di tipo culturale, così come ci hanno fatto comprendere Tito Livio e Costantino. Le vicine Bevagna (etr. Mefana), Cannara (Urvinium Hortense) e Collemancio, presentano importanti segni di epoca romana che mostrano rilevanti influenze culturali etrusche.
Ma più di tutti il vicino sasso di Pale, costruito scolpendo una montagna sacra perché posta sull’asse sacro dell’Etruria – è il massimo segno del rapporto di condivisione culturale; il rescritto di Spello testimonia l’intimo rapporto con la civiltà etrusca, partecipando alle stesse feste comunitarie, agli stessi giochi ed eventi musicali e politici; rapporto che come attesta lo stesso rescritto, termina con la conquista di Roma.”