Di Rosina Fracassini

 

Tra i vigneti secolari delle colline del Chianti, si sta facendo strada un vino che rappresenta il risultato di anni di ricerca e dedizione, nato da un progetto che si è sviluppato con il tempo, puntando su una costante evoluzione: parliamo di Pigole di Dudda, il primo nato (vendemmia 2020 – imbottigliamento 2022) dell’Azienda Agricola Giacomo Grassi, un vino che non è solo il frutto di una vendemmia ma di anni di studio, sperimentazione e, soprattutto, di passione e amore per la viticoltura.

 

 

La storia di Pigole di Dudda comincia nel lontano 2004, quando Giacomo Grassi si trovò con un ettaro di quote di Chianti Classico e IGT da piantare. Fin da subito, il suo approccio alla viticoltura non si era limitato solo a seguire le regole della tradizione ma mirava alla crescita e allo studio, per una riscoperta del passato che fosse rispettosa della terra e delle sue radici.

In quegli anni, il mercato del vino italiano era travolto da una moda: i vitigni francesi, molto richiesti, sembravano la strada maestra da percorrere e Giacomo – che è anche un agronomo consulente per altre aziende agricole – ebbe l’opportunità di seguire un Master in Viticoltura proprio a Bordeaux.

Dopo aver studiato a fondo questi vitigni però, si rese conto che dietro questa tendenza c’era ben poco di autentico e duraturo: i vini francesi avevano raggiunto il successo non grazie alla loro affinità con la terra toscana ma per un abile gioco commerciale. Quella che sembrava una moda passeggera avrebbe presto lasciato spazio alla riscoperta dei vitigni autoctoni, le varietà che da secoli caratterizzano il territorio toscano.

Tornato in Italia prosegue i suoi studi ed è a questo punto che, tra gli appunti di un’epoca lontana, Giacomo si imbatté in un opuscolo del 1922 che parlava di varietà di uve dimenticate: all’interno un’immagine, un quadro di Bartolomeo Bimbi, pittore del XVII secolo (1648-1729), raffigurava circa 30 varietà di uve presenti in Toscana più di 300 anni fa.

Un documento che lo fece riflettere profondamente sulla possibilità di riscoprire questi vitigni minori, che avevano resistito al passare del tempo: fu così che la sua ricerca prese una piega nuova. Non si trattava solo di curiosità storica, ma di una vera e propria missione.

Giacomo decise di piantare otto di questi vitigni minori, in otto piccole “pigole”, cioè piccoli appezzamenti di terreno: le varietà erano uve antiche e poco conosciute, ma tutte con una storia e un carattere proprio. Tra questi, Canaiolo, Malvasia Nera, Colorino, Pugnitello, Mammolo, Ciliegiolo, Foglia Tonda e Abrusco. Vitigni che raccontano la storia di una terra che non ha mai smesso di evolversi ma che conserva gelosamente il suo patrimonio.

Nel 2020, con la pandemia che ha cambiato il corso delle cose, Giacomo si trovò ad affrontare una nuova sfida: annullati tutti gli eventi di presentazione dell’olio della sua Azienda Agricola, il tempo libero gli permise di concentrarsi ancora di più sulle sue vigne. Tra queste, una vigna di Sangiovese che, pur non essendo giovane né vecchia, lo aveva lasciato incerto sulle potenzialità nella produzione di un vino da lungo invecchiamento, per cui decise di “affiancargli” nel progetto viticolo anche una pigola di Canaiolo e una di Colorino: quando la vendemmia arrivò, si rese conto che l’uva di Sangiovese era perfetta così com’era, non aveva bisogno di aggiungere nessun altro vitigno di supporto.

Ma le pigole di Canaiolo e Colorino erano lì, pronte per essere vendemmiate.

Quello che era iniziato come un “ripiego”, una soluzione per completare eventualmente una vendemmia non del tutto soddisfacente, si trasformò ben presto in qualcosa di straordinario: un vino composto al 70% da Canaiolo e al 30% da Colorino, che Giacomo definì come un’ode alla semplicità e al territorio e che, con il passare dei mesi, si rivelò sempre più interessante.

L’intuizione che aveva avuto durante i suoi studi in Francia, visitando la Valle del Rodano e conoscendo il famoso Châteauneuf-du-Pape (un vino prodotto con tredici uve diverse), cominciava a prendere forma.

Un idea di vino che si arricchiva nel tempo, proprio come i grandi vini che avevano bisogno di anni per esprimere la loro vera essenza.

Nell’annata 2021, Giacomo aggiunse al blend anche Ciliegiolo e Mammolo, arricchendolo di nuove sfumature e complessità. Nel 2022, quando il sogno prese forma, che decise di includere anche Malvasia Nera e Pugnitello. Un passo audace che gli permise di ottenere un vino ancora più complesso e affascinante, con un bouquet di profumi che trasportavano chi lo assaporava in un viaggio sensoriale senza pari.

La produzione era ed è limitata, appena 600-700 bottiglie, ma quel piccolo sogno che stava nascendo si stava facendo largo nel cuore degli appassionati.

Il 2023 fu un anno difficile per l’uva, con un clima sfavorevole che portò a una vendemmia scarsa. Nonostante ciò, Giacomo riuscì a salvare una parte della sua uva ma decise di non vinificarla. Il mercato aveva offerto cifre altissime e lui, in un gesto di rispetto verso la sua terra e il suo progetto, decise di vendere l’uva senza vinificare.

Così arriviamo al 2024, l’anno in cui Pigole di Dudda assume finalmente la sua forma definitiva. Giacomo aggiunge Foglia Tonda e Abrusco al suo già ricco blend ma questa volta le percentuali sono minime: il risultato è un Pigole di Dudda che incarna perfettamente il concetto di complessità: un vino che si rivela in ogni sorso, con note di frutti rossi, spezie e una profondità che cambia a ogni assaggio.

Nel 2024, dunque, Pigole di Dudda è pronto a raccontare al mondo la sua storia, un vino che è il frutto di anni di ricerca, passione e coraggio. Un vino che non è solo un “prodotto” ma il risultato di un sogno che si è realizzato, e che promette di crescere e evolversi con il passare degli anni. Un tributo alla terra, alla memoria storica e a un futuro che, con ogni bottiglia, si fa sempre più concreto.

 

CURIOSITA’:

Pigola: In agraria, campo di forma irregolare, che generalmente risulta come parte residua nella divisione di un fondo in campi regolari (per lo più rettangolari). (www.Treccani.it)

 

Info: Azienda Agricola Giacomo Grassi, Case di Dudda, Greve in Chianti (Fi) / Tel. 335 5391535 / www.giacomograssi.it / info@giacomograssi.com

 

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