Di Umberto Pippolini

 

Con queste parole inizia la nostra conversazione con Umberto Pippolini (che poi ne chiarirà il significato!). Umberto è un lippianese ‘vero’ che dopo aver lavorato in banca una vita – sia a livello esecutivo che direttivo – ha messo a frutto le sue esperienze professionali creando un ‘centro di formazione’ di livello nazionale, rivolto alle risorse di istituti di credito e alle imprese.

Negli ultimi tre anni ha pubblicato tre libri che sono stati veri e propri ‘bestseller’ nelle librerie locali.

Oggi si propone con un quarto libro che fa da pendant con la terza ristampa del libro su Lippiano, il borgo natio – quest’ultimo arricchito di osservazioni storiche di notevole importanza.

Ecco il suo racconto.

 

 

La querelle sull’origine dei Marchesi “Bourbon Del Monte”

Di Umberto Pippolini

 

Le origini della famiglia dei “Marchesi”, poi divenuti “Bourbon del Monte”, si perdono nella notte dei tempi: l’antica tradizione e tutti gli alberi genealogici degli archivi di Sorbello, ne pongono come capostipite un valoroso “Principe Arimberto” della dinastia francese dei “Borboni”, che accompagnò in Italia l’imperatore Carlo Magno.

 

Secondo lo storico Litta, invece il capostipite sarebbe stato un certo “Ranieri” che dal 1014 al 1027 è stato duca di Toscana.

Un’impronta ancor più copiosa e valida, ricca di notizie storiche-erudite, ce l’ha lasciata Don Angelo Ascani, nel quarto periodo del XX secolo.

 

 

Alcune notizie scoperte per caso – come lui racconta – quando nel cercare notizie sul “Monte” scoprì involontariamente che a Lippiano nel 700/800 esisteva uno stazionamento di una “Comunità EBRAICA”, che anche pure Elio Toaf – capo Rabbino di Roma e suo figlio Ariel, vollero toccare con mano – come ci ha raccontato Don Ruggero Fiordelli, parroco di Lippiano.

Dopo aver letto anche gli scritti del Muzi ed anche quelli dello storico Magherini, ne ho concluso che questa storia dei “Marchesi” era stata raccontata a “strappi” e nel tempo, con dei passaggi temporali immensi non narrati.

Ho fatto una riflessione: una storia non scritta o non narrata … non è detto che non sia esistita! E pertanto la mia ricerca è stata lunga ed approfondita. Sono partito dal 1085 d.C., quando da una “torre” – primitivo sistema di avvistamento – nacque il feudo marchesale di Lippiano. Ne è venuto fuori, come dice la prefazione di Gazzarri: “un racconto storico, narrato con sapienza e amore che conduce per mano il lettore, veramente “dentro” l’antico marchesato con Lippiano che fu culla indiscussa di grandi personaggi”.

E per la prima volta, troviamo tra loro collegati, con assoluta precisazione, “fatti storici” con un’adeguata documentazione fotografica.

E per condurre per “mano il lettore” nella giusta narrazione dei fatti storici avvenuti nel trascorrere dei secoli, ho ritenuto opportuno rettificare frettolose e superficiali narrazioni apparse sui libri e libretti, usciti recentemente, al riguardo.

Come quelle narrazioni di una certa Signora Marchese, alla pag. 8 di un suo libro, che così si esprime: “gli esponenti più celebri dei Marchesi appartengono però al ramo di Pesaro – Urbino, chi ad Ancona e chi a Città di Castello, chi di Firenze … che a suo avviso, sembrerebbe ignorare il “Ramo Lippiano!”

L’argomento merita un’attenta precisazione storica su Lippiano ed il suo ‘ramo’: Il 1° “Reggente” del Monte fu GIROLAMO (nel 1522), il 2° fu GIANMATTIA (nel 1540), eletto non per eredità, ma in accordo al congresso dei marchesi del 25 febbraio 1532 che stabiliva che alla morte di Girolamo, la “Reggenza” passasse al marchese più anziano.

Girolamo ebbe due figli:

1) MONTINO (1515-1585) appartenente al RAMO: “LIPPIANO-ANCONA” (vedi “albero genealogico” che appare nel muro di un locale del castello del Monte).

Il RAMO di LIPPIANO-ANCONA prosegue poi con CARLO, FABIO, BORBONE, FRANCESCO, FABIO, CAMILLO; fino a Don Montino di San Faustino (1942) che, ogni tanto, amico di ONORIO IV Bourbon di Petrella, un gentleman di marchese e di Carlo Ranieri, bourbon di Sorbello, fa ritorno al Monte.

2) RANIERI (1516-1597) del RAMO di PESARO – come risulta nello stesso albero genealogico che appare in quel muro nel castello, ma in questo caso indicare RANIERI “RAMO PESARO” è errato! A parer mio quel RANIERI “Ramo di Pesaro” pare un’affermazione un po’ affrettata. Semplicemente perché RANIERI del MONTE divenne per la sua autorevole personalità lo “Spiritus Movens” di questa famiglia di condottieri del ramo di LIPPIANO-PESARO ANCONA (Il ramo ‘Pesaro’ in sé non esiste!)

Continuo:

Ranieri ebbe due figli!

1) Card. Francesco Maria (1549-1626) mecenate di Caravaggio.

2) GUIDOBALDO (1545-1607) matematico, fisico, che favorì, con l’appoggio del granducato della Toscana, la carriera di Galileo … come dire che Galileo, senza di lui, non sarebbe diventato quel Galileo che conosciamo.

RANIERI nacque a LIPPIANO e morì nella contea di Montebraccio/Pesaro … e alla sua morte lasciò scritto che voleva essere sepolto nel castello di Lippiano, dove dalle cime innevate, una mattina d’inverno, ancora fanciullo si era allontanato con il fratello, Montino.

Se ne deduce quindi che LIPPIANO divenne fin da allora la “CULLA” del “RAMO LIPPIANO – ANCONA – PESARO – URBINO (vedi il mio libro Pag. 132-133).

Il castello di LIPPIANO, rimarrà proprietà di questo RAMO della famiglia fino al 1917, quando Benvenuto Mignini lo comprò da Jane Allen Campbell, vedova del Marchese Carlo Bourbon, Principe di San Faustino.

 

 

Si tratta di quella Jane Allen Campbell (1865-1938), madre di “Virginia Bourbon del Monte”, che ha trascorso la sua gioventù a Lippiano prima di andare sposa a Edoardo Agnelli.

“Jane Allen Campbell ha il privilegio di aver divulgato la storia del Monte, portando le “armature di Battistone”, generale delle Venezia, nonché “mercenario”, come era di moda allora, nel Metropolitan Museum di New York (armature da me scoperte e fotografate nell’anno 2015 assieme al mio nipotino Pietro).

Jane Allen Campbell non è stata solo colei che ha “movimentato” i salotti romani durante la “Belle Epoque” (notizia da Novella 2000) come ha raccontato la nostra Marchesa ma una protagonista dei Bourbon del Monte.

Sempre raccontando gli scritti della nostra “Marchesa”, ancora nel suo libro a pag. 9 si legge:

“Dalla Bolla del Papa V del 1569, la comunità ebraica da Città di Castello, si stabilì nel “paesino” di Lippiano (mi permetto di rammentare che allora Lippiano era già “Feudo Imperiale”!). Aggiungo ancora che degli Ebrei stazionarono a Lippiano fin dal 1492 (e per la storia ci rimasero fino al 1850), da quando cioè furono cacciati da Ferdinando di Aragona e da Isabella di Castiglia che ne decretarono l’espulsione dalla Spagna e si rifugiarono in Umbria e Toscana, oltre che in altri lidi.

La Bolla di Pio V del 1569 – che servi a cacciare gli ebrei dallo Stato Pontificio – contribuì solo ad ingrossare la già “comunità del Feudo” di Lippiano, già esistente.

Mi permetto ora di soffermarmi su un “opuscolo” edito dal Comune di Monte S. Maria Tiberina, nel 2015:

Qui si dichiara come le affermazioni relative alla discendenza della famiglia Bourbon del Monte da Arimberto, sceso in Italia al seguito di Carlo Magno: “Non trovi alcun riscontro storico attendibile e sia stata ampliamento scartata dalla critica moderna”! Mi sembra un’affermazione un po’ frettolosa… e poi “quale critica moderna?”

Menzionando il “Diploma Leopoldino” sembrerebbero contraddirsi da soli! Mio nonno avrebbe detto: “Vogliamo buttarci la zappa sui piedi?”.

 

Mi permetto di rettificare quel “Non trova alcun riscontro storico attendibile” e mi rivolgo a lei, prima cittadina che lo ha affermato per iscritto: “Sappia che dai due libri di Zygmhnd Wazbin: “Il Card. Francesco Maria del Monte (1549-1626) edito da Leo S. Olschiki Editore – Firenze (in mio possesso) si può leggere:” “Mi conforta pertanto, come sostenitore della storia dei Marchesi del Monte, che della cui “genealogia” sia il cardinale Francesco Maria e l’altrettanto illustre fratello Guidobaldo, se ne appropriarono e ne trassero beneficio. E che dire poi dell’investitura ricercata dall’Imperatore Leopoldo I, il cosiddetto “Diploma Leopoldino”, che sanciva il Diritto di poter usare il Nome “Bourbon”, quali Marchesi Bourbon del Monte? … ricevendo di conseguenze “onori e gloria” in Italia e in tutta Europa! (vedi pag. 157 del mio libro).

Ho iniziato con Ascani ed altri degni storici e desidero terminare ugualmente con le parole ‘lungimiranti’ dello stesso Don Angelo, alla pagina 33 del suo libro: “MONTE SANTA MARIA e i suoi MARCHESI”: “Monte S. Maria purtroppo è rimasta un umile paese montuoso, senza grandi opere d’arte, senza lussuosi ed antichi palazzi, senza monumenti di un certo valore, capace di attirare il turista italiano e straniero a rivedere le imprese e le glorie di questa illustre casata. Cosa è oggi il “Monte” di fronte ad Urbino, a Rimini, a Ferrara, a Firenze, a Gubbio – che pur hanno avuto una “storia” molto più breve? – aggiungerei io!

Il nome di Marchese del Monte si trova scritto e vi si fa riferimento in tutte le storie d’Italia e d’Europa, in tutte le antiche testimonianze: ma se qualcuno venisse a vedere il “Monte”, cosa troverebbe di attraente: il nulla e l’immenso panorama dell’Alta Valle del Tevere!

Nemmeno un “CIPPO” che ricordi il “CAMPO FRANCO” – uno dei tre esistenti in Europa – aggiungo ancora – e avrei ancora tanto altro da dire, che però troverete nei miei libri! Di storia vera e documentata!

Mi permetto di consigliare al primo cittadino del Monte di guardare con più attenzione le mie opere pittoriche – specialmente quelle che hanno un valore storico, prima di giudicare con approssimazione le mie opere artistiche e letterarie, definite di “DUBBIA QUALITÀ” (parole che sono state profferite e hanno indignato più di una persona).

Poi non domandatemi mai perché, cari lettori, i miei quadri raffiguranti “il Cardinale Francesco Maria”, assieme alla testa del Caravaggio, che faceva bella mostra nella sala del Castello al Cardinale dedicata, e il grande quadro raffigurante il Monte con i suoi otto “Feudi” – che avevo donato al Museo – ora si trovino nella mia “Bottega di Lippiano” divenuta un centro culturale a disposizione di tutti! Dove l’ottimismo e la creatività mi hanno indotto a usare la tavolozza e l’amore della storia: scrivere libri per dare un senso alla mia vita e suggerire un qualcosa a quella degli altri!

Ecco invece le ragioni che mi hanno spinto a scrivere il mio quarto libro:

 

“Da Paterno 1000 d.C. di Ottone III Imperatore… a Paterna 2000 d.C”

 

Troverete un po’ strana l’impostazione di questi due libri: perché proprio di due libri si tratta!

 

Da un lato ripropongo LIPPIANO dentro i Marchesi Bourbon del Monte, uscito a Natale 2020, che è stato un “bestseller” nelle librerie e di cui ho ristampato una seconda copia, ora esaurita. Del libro mi sono giunte nuove richieste e nuove documentazioni storiche riguardanti gli argomenti trattati e ne è venuta fuori la “TERZA RISTAMPA”. Nel frattempo sono venuto in possesso di una documentazione riguardante il periodo storico che va da PATERNO, Feudo dei Marchesi Bourbon del Monte, con “TRE TORRI” dell’anno 1000, dove regna solenne la torre dell’imperatore “OTTONE III” a PATERNA e il suo contado, ancora oggi nell’anno 2000 d.C.

Ne sarebbe certamente venuto un libro a parte! E perché non unirli?

 

Entrambi i volumi spaziano in un periodo storico che va da ancora prima del 1000, quando fu prevista la “fine del mondo”, percorrendo i “secoli bui” – come li chiamava Indro Montanelli – con l’avvicendarsi di Imperatori, quali gli “OTTONI”, CARLO MAGNO, il condottiere Cartaginese ANNIBALE e i suoi elefanti, i ROMANI, gli ETRUSCHI, LONGOBARDI, lo STATO VATICANO, il GRANDUCATO di TOSCANA e tanti altri personaggi, che con i loro cavalli e le loro carrozze, hanno calpestato e percorso questo territorio dell’Alta Valle del Tevere, che è anche il nostro territorio.

Su Paterno o Paterna, fino ad oggi è esistita solo una “leggenda” riguardante l’imperatore OTTONE III della “Casa di Sassonia” che sembrerebbe essersi rifugiato a Paterno ancor prima della costruzione del Castello del Monte – in gravi condizioni di salute e dove morì il 23 gennaio 1002 d.C.

Ne era veramente convinto il Prof. Dott. Eugenio Mannucci nelle sue “Riflessioni storiche sul nome di Paterno o Paterna (Castello marchionale del Monte S. Maria presso Civitas quale dicitur Castellana del Monte Soratte presso Civita Castellana) e sulla trasformazione del nome Tifernum Tiberibum in Città di Castello.

Di parere avverso sembrerebbe essere stato lo storico Giovanni Magherini Graziani (nella sua “STORIA DI CITTÀ DI CASTELLO).

Lo stesso Prof. Mannucci che non trova conformi le opinioni di cui sopra, così si esprime: “Al mio tanto insigne, quanto apprezzato amico ‘Magerini’ (come lo chiamava lui), se gli fosse bastata ancora un poco di vita per poster assistere al compimento e finale trionfo della sua opera monumentale, tale mio dispiacere sarebbe stato affatto precario, giacché il Magherini avrebbe modificato la sua opinione, come ebbe a dimostrarmi verbalmente.

E qui ritorno al mio principio di narratore più volte espresso: “Non è vero che tutto quello che non è scritto o non pubblicato – il Magherini non avrebbe avuto il tempo di scriverlo – non sia avvenuto!”

In questo caso il ‘non avvenuto’ avrebbe significato la ‘verità’: cioè la smentita di un’opinione sbagliata!

 

Lo stesso Indro Montanelli, nella storia de’ suoi “secoli bui” sorvola sulla località della morte di OTTONE III menzionando solo: “Dicono in provincia di Viterbo”, senza alcun approfondimento e convinzione!

Ritengo quindi “queste” riflessioni storiche sul nome di Paterno o Paterna del Prof. Dott. Mannucci con lo scambio delle opinioni con l’altrettanto illustre tifernate Giovanni Magherini, storico e scrittore, un “attestato storico definitivo” per ribadire e affermare che OTTONE III è morto il 23 gennaio 1002 a Paterno, l’odierna Paterna.

La ricca documentazione fotografica attesta ulteriormente fino nei dettagli il fascino e la peculiarità del lavoro da me svolto – approfondito e appassionato – come ha avuto da esprimersi il Dott. Massimo Guidatelli – proprietario dell’antico Feudo di Paterno – nella sua “prefazione” che ringrazio!

Di questo ultimo libro ci sarà una presentazione ufficiale nel mese di agosto.

 

Info: La Bottega di Umberto Pippolini, in Via del Mercato 15, Lippiano (Pg) è visitabile su appuntamento. Tel. 348 7996631 / email: umbertopippolini29@gmail.com

Il libro si trova presso le librerie di Città di Castello e Sansepolcro.