Di Alessia Benelli

 

Dino Campana è considerato uno dei poeti italiani più importanti di inizio Novecento. Nato nel 1885 a Marradi era figlio di Giovanni Campana, maestro elementare, e di Francesca Luti, detta Fanny, donna severa e molto credente, attaccata in modo morboso al figlio Manlio, fratello minore di Dino.

 

 

Finito il ginnasio presso i Salesiani e il liceo a Faenza, studiò chimica a Bologna e Firenze, manifestando l’incapacità di adattarsi alla normalità, preferendo viaggiare dapprima in Italia e in seguito all’estero, coltivando la passione letteraria.

A ventuno anni, nel settembre del 1906, venne ricoverato per la prima volta nel manicomio di Imola ricevendo la diagnosi di demenza precoce. Tra il 1916 e il 1917 ebbe una storia d’amore tormentata e intensa con la scrittrice Sibilla Aleramo, terminata in seguito al temperamento sempre più incoerente e violento del poeta. Nel 1917 fu arrestato a Novara per vagabondaggio, e il 28 gennaio fu internato all’Ospedale psichiatrico “Castel Pulci” dove rimase sino alla morte, nel 1932.

Durante il suo soggiorno in manicomio Campana ebbe spesso degli sprazzi di lucidità: desiderava uscire  da quel luogo, ma non per riprendere la letteratura, ormai abbandonata (non scriveva più da tempo) ma per poter lavorare e guadagnare. Alla fine del febbraio del 1932 si ferì, probabilmente tentando di scavalcare la recinzione dell’ospedale: pochi giorni dopo morì di setticemia.

Dino Campana è considerato da molti il “poeta visionario” italiano per eccellenza. Per lui la poesia è un mezzo per riuscire ad affermare la propria libertà.

Nel 1913 affiderà il manoscritto dei Canti Orfici, la sua maggiore opera, a Soffici e Papini che però lo smarrirono. Campana lo riscriverà ricostruendolo a memoria e lo pubblicherà l’anno seguente. L’opera verrà accolta favorevolmente dalla critica.

Come per la sua vita, vagabonda e anarchica, caratterizzata dalla irrefrenabile smania del viaggio, anche la poetica di Campana ha come tema centrale il viaggio, onirico o reale. E’ dapprima in Mugello che compie i suoi viaggi a piedi o con mezzi di fortuna alla ricerca della ‘sua verità’. Sull’appennino tosco-romagnolo esistono dei percorsi segnati che ripercorrono i cammini che fece il poeta. Si tratta del ‘Viaggio dell’Amore’ e del ‘Pellegrinaggio alla Verna’.

 

IL VIAGGIO DELL’AMORE – Sibilla Aleramo scrisse a Dino Campana il 10 giugno 1916 dopo aver letto i ‘Canti Orfici’. La poetessa si trovava allora nella “Villa La Topaia” a Borgo San Lorenzo in villeggiatura, mentre Campana alloggiava al Barco – Rifredo (Firenzuola) stazione climatica per rimettersi in salute.

Dopo lo scambio epistolare i due si incontrarono proprio al Barco la mattina del 3 agosto 1916. Qui divampò l’amore e la passione tra i due: una magnifica e disperata storia d’amore nata nella solitudine dei boschi del Mugello.

I due amanti si incontrarono di nuovo tra agosto e settembre per oltre 20 giorni a Casetta di Tiara (Palazzuolo sul Senio). I due arrivarono a Casetta di Tiara sicuramente attraversando la splendida Valle d’Inferno ed è altrettanto probabile che Campana rientrò a Marradi passando per Palazzuolo sul Senio. Il percorso proposto ai camminatori (che va da Barco a Palazzuolo sul Senio) richiede circa 11 ore di cammino.

 

IL PELLEGRINAGGIO ALLA VERNA – Verso la metà del 1910 Campana, dopo anni di vagabondaggi tra Bologna, Firenze, Parigi e l’Argentina, ritornò a Marradi. A settembre – ottobre di quell’anno risale il “pellegrinaggio” a piedi da Marradi alla Verna: è in quella occasione che stende il “diario di viaggio”.

Le tappe del viaggio, descritte con prosa poetica nei Canti Orfici sono le seguenti: Marradi – le Scalelle – Campigno – Castagno d’Andrea – Falterona – Campigna – Stia – La Verna e ritorno.

Il percorso proposto oggi va da Marradi a Stia seguendo le tappe del brano dei Canti Orfici “La Verna”. Da Marradi è possibile raggiungere Stia con uno straordinario itinerario montano che percorre valli e crinali del Mugello entrando poi nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.

Da Stia Campana si diresse alla Verna seguendo, probabilmente, il fondovalle del Casentino, attualmente poco gratificante da un punto di vista escursionistico. Per questo motivo si è scelto di interrompere il Trekking del pellegrinaggio a Stia.

L’intero percorso può essere diviso in quattro tappe visto che è possibile pernottare a San Godenzo, nelle vicinanze del Passo del Muraglione, a Castagno d’Andrea, a Campigna e a Stia.